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Tornano le Sonorità organistiche in Duomo

Le “Sonorità organistiche in Duomo” tornano in Cattedrale: tutti i Sabati, fino al mese di Giugno.

Per tutti coloro che amano il Duomo e l’inconfondibile timbro del suo straordinario Organo, dopo il successo dello scorso anno, ritorna la fortunata rassegna “Sonorità organistiche in Duomo” che ci accompagnerà fino all’arrivo dell’estate.

 

L’organo, infatti, è la voce del Duomo.

Da secoli, le sue sonorità riempiono le alte navate della Cattedrale. Fin dall’inizio della sua costruzione, il suono dell’organo ha accompagnato la vita del Duomo: testimone della preziosità di questa storia è l’attuale strumento, composto da oltre 15.800 canne, il più grande d’Italia e tra i primi al mondo.

 

Fino al mese di Giugno, tutti i visitatori e i fedeli del Duomo di Milano avranno la possibilità di ascoltare il maestoso suono dell’Organo della Cattedrale.

Le melodie dell’Organo, affidate alle mani del maestro Alessandro La Ciacera, si fonderanno così con le armonie architettoniche della Cattedrale, dando vita a un vero e proprio accompagnamento musicale alla visita, in un clima di profonda suggestione.
La rassegna proseguirà tutti i sabati, fino a Giugno.

I programmi dei vari appuntamenti di “Sonorità organistiche in Duomo” saranno pubblicati su Duomo MilanoTv e sul sito www.duomomilano.it in prossimità degli eventi.

Un’occasione per scoprire la complessità di questo magnifico strumento, protagonista di un poderoso intervento di restauro realizzato dalla Veneranda Fabbrica, avviato nel 2019, tutt’ora in corso e che non pregiudicherà l’ascolto di Sonorità Organistiche in Duomo.
Un intervento reso possibile grazie al fondamentale sostegno di Intesa Sanpaolo come main sponsor, dei donatori del 5×1000 alla Veneranda Fabbrica e della campagna di raccolta fondi 15.800 note per il Duomo, nonché del contributo del Comune di Milano per il Mercatino di Natale in Piazza del Duomo, di Fondazione Bracco e di Zucchetti.

Sonorità Organistiche in Duomo si terrà ogni sabato fino al mese di Giugno.

 

 

Sonorità organistiche in Duomo

Tutti i sabati, ore 16.45

Organista: Alessandro La Ciacera

 

I programmi del mese di aprile

 

SABATO 6 APRILE 2024

 

Johann Strauss (1804-1849)
Radetzky Marsch
transcribed by Maurizio Machella

 

César Franck (1822-1890)
Pièce héroïque

 

Flor Peeters (1903-1986)
Aria op.51

 

Louis J.A. Lefébure-Wely (1844-1937)
Boléro de concert

 

Alessandro La Ciacera, organista del Duomo di Milano

 


 

SABATO 13 APRILE 2024

 

Charles-Marie Widor (1844-1937)

Marche Americaine, op.31

 

Johann Sebastian Bach (1685-1750)

Corale dalla Cantata 147

arranged by Maurice Duruflé (1902-1986)

 

César Franck (1822-1890)

Final

 

Alessandro La Ciacera, organista del Duomo di Milano

 


SABATO 20 APRILE 2024

 

Alexandre Pierre-François Boëly (1785 – 1858)
Fantasie et Fugue en si bemol majeur

 

Johann Sebastian Bach (1685-1750)
Aria “Ertödt uns durch dein’ Güte”, dalla Cantata BWV 22
arranged by Maurice Duruflé (1902-1986)

 

Alfred Herbert Brewer (1865-1928)
March Héroique

 

Alessandro La Ciacera, organista del Duomo di Milano

 


 

SABATO 27 APRILE 2024

 

Jean Langlais (1907-1991)
Incantation pour un jour saint, op.64

 

Louis Vierne (1870-1937)
Prélude
from Première Symphonie

 

Edward Elgar (1857-1934)
Pomp And Circumstance March No. 1 In D, Op.39

 

Alessandro La Ciacera, organista del Duomo di Milano

 

 

La Cappella Musicale

Cappella Musicale del Duomo, gli “Offertori” di Palestrina per le Domeniche del tempo pasquale

A partire dalla Domenica di Pasqua (31 marzo) e per tutte le Domeniche del tempo pasquale, la Cappella Musicale del Duomo di Milano – la più antica istituzione culturale milanese, attiva ininterrottamente dal 1402 – offrirà alcune preziosità musicali sempre nel segno di un pertinente approccio alle liturgie della Cattedrale.

 

Le liturgie capitolari delle domeniche del tempo di Pasqua nel Duomo di Milano (ogni domenica alle ore 11.00) saranno caratterizzate, oltre al Canto Ambrosiano proprio (Ingressa, Post Evangelium, Confractorium e Transitorium), dall’esecuzione dell’Offertorio pertinente composto da Giovanni Pierluigi da Palestrina (Palestrina, circa 1525 – Roma, 1594), proposto in una nuova edizione critica, basata sulla stampa veneziana del 1594 ad opera della tipografia di Angelo Gardano.

 

Cliccando su questo link, è possibile scaricare le fonti degli Offertori di Giovanni Pierluigi da Palestrina.

 

Ogni domenica, inoltre, la Veneranda Fabbrica del Duomo e il Capitolo Metropolitano di Milano offrono a tutti i fedeli e visitatori provenienti dall’estero la possibilità di scaricare sul proprio device un sussidio liturgico in lingua inglese, comprensivo delle Letture domenicali e del Rito della Messa, mediante appositi QR Code predisposti in diversi luoghi della Cattedrale.

 

I sussidi in lingua inglese, fruibili anche dal link liturgy.duomomilano.it, sono accompagnati anche da un secondo documento comprensivo di tutte le parti musicali, al fine di favorire una maggiore accessibilità e apertura a quanti, provenienti da tutto il mondo, desiderano vivere il Duomo nella pienezza della sua dimensione culturale e di fede.

 

Invitando tutti a vivere tale dimensione, si ricorda che tutte le celebrazioni capitolari festive sono trasmesse in diretta streaming sul canale YouTube ufficiale del Duomo di Milano Duomo Milano Tv.

Vita Liturgica

La solenne Veglia pasquale, secondo il rito proprio della Cattedrale

«Questa notte dobbiamo attendere in veglia che il nostro Salvatore risorga»

La Veglia pasquale è la «madre di tutte le veglie» (sant’Agostino), perché in questa notte la Chiesa attende, vegliando, la risurrezione di Cristo e la celebra nei Sacramenti.

Questa celebrazione rappresenta il momento centrale del Triduo pasquale e dell’intero anno liturgico. Pur nella somiglianza con lo schema di Rito Romano, la Chiesa di Milano – e in modo particolare la liturgia del Duomo – ha mantenuto una serie di particolarità. Infatti, la Liturgia Ambrosiana ha riletto in modo singolare la parte lucernale della Veglia, prevede una propria catechesi biblica e ha conservato, similmente a quanto avviene per il Giovedì santo alla Messa «nella Cena del Signore», anche l’antico Canone eucaristico proprio di questa notte.

 

La Veglia pasquale si apre con la liturgia della luce: infatti dal giorno precedente, in segno di lutto, tutti i lumi sono stati spenti. Al lume benedetto – un tempo proveniente dalla vicina chiesa di San Sepolcro, memoria milanese dei luoghi santi della Passione del Signore – l’Arcivescovo accende il grande Cero pasquale, posto a fianco dell’ambone, mentre si compie una prima e progressiva illuminazione del Duomo.

Dal pulpito, viene quindi intonato il Preconio (l’«Exúltet», dall’incipit del testo latino cantato dal diacono), un antico inno liturgico che, nella redazione tipica della tradizione ambrosiana (caratterizzato anche da una propria melodia), risale al V secolo. Il Preconio, nel quale le diverse immagini dell’agnello, del pastore, dell’acqua e del pane trovano la loro perfetta realizzazione in Gesù risorto da morte, rappresenta in un certo modo la “sintesi” dell’intera celebrazione. Il testo ambrosiano, interpretando in modo unico l’immagine della luce che proviene dal Cero (paragonato alla «colonna di fuoco» dell’Esodo e alla «stella» guida dei Magi), descrive la notte di Pasqua come quella in cui «si avverano preannunzi e fatti profetici di vari millenni» e presenta i Sacramenti come segno di partecipazione alla Pasqua del Signore. Durante il canto del Preconio, secondo la liturgia propria della Cattedrale, in diversi momenti legati al testo dell’Inno, viene completata l’accensione delle luci del Duomo e dei lumi dell’altare, attingendo proprio della fiamma del Cero pasquale.

Fin dal suo inizio, la celebrazione risulta caratterizzata da una particolare tensione spirituale verso l’incontro con il Signore risorto: «Questa notte – canta ancora l’Exúltetdobbiamo attendere in veglia che il nostro Salvatore risorga. Teniamo dunque le fiaccole accese come fecero le vergini prudenti; l’indugio potrebbe attardare l’incontro col Signore che viene. Certamente verrà e in un batter di ciglio, come il lampo improvviso che guizza da un estremo all’altro del cielo».

 

Segue la lunga catechesi biblica, composta da nove Letture, tratte dai due Testamenti, in cui sono ripercorsi tutti gli avvenimenti fondamentali della Storia della salvezza, partendo dalla creazione fino alla risurrezione ed esaltazione di Cristo. Terminate le sei Letture del Primo Testamento, risuona il solenne Annuncio della Risurrezione. L’Arcivescovo, con la mitra in capo e il pastorale, dai tre lati dell’altare, canta «Christus Dóminus resurréxit!» (Cristo Signore è risorto) e subito si suonano lo campane – che erano rimaste “legate” al momento dell’annuncio della morte del Signore – e l’organo, in segno di festa. Non il canto del Gloria quindi, come avviene nella corrispondente celebrazione di Rito Romano, ma il triplice Annuncio della Risurrezione segna il culmine della Veglia pasquale ambrosiana. Una particolarità, che presenta un forte parallelismo con la liturgia bizantina, mutuata da un’antichissima tradizione in uso a Gerusalemme, già nel V e VI secolo.

 

La terza parte della Veglia comprende l’amministrazione dei Sacramenti dell’Iniziazione cristiana (Battesimo, Confermazione, Eucaristia). Ogni anno, in Duomo, alcuni Catecumeni adulti ricevono dall’Arcivescovo i Sacramenti proprio in questa notte e sono rivestititi della veste bianca, segno della nuova vita di grazia, che scaturisce dalla rigenerazione battesimale. Quasi a rendere visibile l’immagine – richiamata dal Preconio – della «colonna di fuoco che risplende e guida i redenti alle acque che danno salvezza», la processione dei Catecumeni al Fonte battesimale di epoca borromaica, posto all’ingresso del Duomo, è guidata proprio del Cero pasquale.

 

Con la liturgia eucaristica si conclude e si compie la celebrazione della Veglia pasquale. Le parole del canto allo spezzare del pane (composto da san Giovanni Damasceno: 650c-750c) riassumono bene il senso della nostra partecipazione alla Pasqua del Signore Gesù: «Morivo con te sulla croce, oggi con te rivivo. Con te dividevo la tomba, oggi con te risorgo. Donami la gioia del regno, Cristo, mio Salvatore. Alleluia, alleluia».

 

Vita Liturgica

La celebrazione del Venerdì santo in Duomo

La Passione e la Deposizione del Signore

Se la celebrazione vespertina (Messa «nella Cena del Signore») del Giovedì santo commemora il primo atto della Passione del Signore, quella vespertina del Venerdì ne è la naturale continuazione e trova il suo vertice nell’annuncio della morte di Cristo in Croce, con la Lettura della Passione secondo Matteo dal punto in cui era stata interrotta la sera precedente.

La celebrazione è inserita nella preghiera dei Vespri e la proclamazione della Passione è preceduta da due Letture del Primo Testamento (tratte dal profeta Isaia) e introdotta dal canto dell’antico responsorio Tenebrae. La particolarità di questo Responsorio è il testo latino – così come viene ancora eseguito dalla Cappella Musicale – in cui, contrariamente a quanto descritto nel racconto evangelico, nella redazione ambrosiana il colpo di lancia anticipa la morte di Cristo in croce.

In Duomo è lo stesso Arcivescovo che proclama solennemente la Passione del Signore: egli, rivestito dei paramenti come per la Messa, con in capo la mitra e assistito da sei diaconi, legge dalla cattedra il racconto della passione e morte di Gesù.

All’annuncio della morte del Signore, la lettura viene interrotta e cala l’oscurità, si spengono le candele, si “spogliano” gli altari da qualsiasi ornamento e tutti sostano qualche istante in silenzio, mentre la campana maggiore suona mesti rintocchi. Da questo momento, fino all’inizio della Veglia pasquale, l’Arcivescovo – in segno di lutto – non utilizza più il pastorale, come pure già non indossava l’anello episcopale fin dall’inizio della celebrazione. Anche le campane del Duomo rimarranno “legate”, fino al gioioso annuncio della risurrezione nella Notte di Pasqua.

Alla proclamazione della Passione segue l’Adorazione della Croce. Quattro diaconi portano, lungo la navata centrale del Duomo, una grande croce dorata con al centro una Reliquia della Santa Croce, che per tre volte viene innalzata, mentre si canta l’antifona «Ecce lignum Crucis in quo salus mundi pependit» (Ecco il legno della Croce, al quale fu appeso il Salvatore del mondo), e per tre volte tutti si inginocchiano davanti a essa. L’adorazione della Croce è seguita dalla solenne Preghiera universale, in cui la preghiera della Chiesa, raccolta ai piedi della Croce, si allarga fino ad abbracciare il mondo intero.

Il Venerdì santo inoltre (come ogni altro venerdì della Quaresima ambrosiana) è giorno “aliturgico”: non si celebra la Messa e, a differenza del Rito romano, neppure viene distribuita la Comunione eucaristica.

 

 La celebrazione vespertina si conclude, in Duomo, con il ricordo del Deposizione del Signore: la liturgia ci guida a contemplare la scena della sepoltura di Gesù, a riviverne l’efficacia di salvezza e a scoprirne il valore spirituale.

Il rito proprio della Chiesa Cattedrale – con la velazione della Croce, compiuto da quattro diaconi, al termine della proclamazione del Vangelo della Deposizione – richiama il Mistero della discesa agli inferi del Signore e ci introduce nel secondo giorno del Triduo pasquale (Sabato santo): il giorno della sepoltura, del silenzio, dell’assenza liturgica dello Sposo e dell’attesa della sua risurrezione.

 

Un’ultima particolarità caratterizza la tradizione ambrosiana: dal momento dell’annuncio della morte di Gesù, non viene più impartita alcuna benedizione o recitata alcuna dossologia trinitaria (Gloria al Padre…), così pure come viene omessa qualsiasi forma di saluto liturgico, proprio a significare l’assenza liturgica del Signore.

Vita Liturgica

La Messa vespertina «nella Cena del Signore»

La solenne celebrazione inaugurale del Triduo pasquale

La celebrazione vespertina «nella Cena del Signore» dà inizio al Sacro Triduo Pasquale, nel quale si commemorano la Passione, Morte e Risurrezione di Gesù.

Nel Rito Romano, questa celebrazione commemora l’Istituzione dell’Eucaristia e assume una tonalità particolarmente festiva: i paramenti sono infatti di colore bianco e, all’inizio della Messa, si canta il Gloria. Totalmente differente è l’impostazione della corrispondete celebrazione di Rito Ambrosiano. La liturgia, infatti, commemorando l’Istituzione dell’Eucaristia, ripercorre i momenti iniziali della Passione del Signore: l’ultima Cena, il tradimento di Giuda, l’agonia nel Getsèmani, l’arresto di Gesù, l’abbandono da parte dei discepoli, il processo davanti al Sinedrio e il rinnegamento di Pietro.

 

La Messa è preceduta dalla Lavanda dei piedi che, richiamando l’umile gesto con cui Gesù ha prefigurato il dono totale di sé nella sua Passione, proclama il primato del servizio. L’Arcivescovo monsignor Mario Delpini compirà questo rito, lavando i piedi a dodici membri (uomini e donne) dei Consigli Pastorali delle Parrocchie di Milano, recentemente incontrati nella Visita Pastorale alla Città.

 

La celebrazione eucaristica è inserita nella preghiera dei Vespri e si apre con il rito della luce, accompagnato dall’offerta dell’incenso sull’altare. Dopo la proclamazione della Passione secondo Matteo e l’omelia dell’Arcivescovo, viene cantata l’antifona Cenæ tuæ: un testo antichissimo, tradotto direttamente da un originale bizantino del VI secolo, che solo la tradizione ambrosiana possiede in Occidente. In esso si ricorda la mistica Cena a cui Cristo invita il fedele e il bacio traditore di Giuda.

Suggestiva è anche la cornice coreografica in cui viene eseguito questo canto, che ci introduce nella liturgia eucaristica: è affidato ai pueri cantores della Cappella Musicale, disposti a corona attorno all’altare, simbolo di Cristo. La liturgia milanese ha conservato, similmente a quanto avviene nella Veglia pasquale, anche un testo proprio per il Canone eucaristico.

 

Infine, dopo la Comunione, l’Arcivescovo reca processionalmente l’Eucaristia al luogo della Riposizione, presso l’altare laterale della Madonna dell’Albero. Anticamente questo rito era celebrato «pro sepultura dominica rapræsentanda», quasi per ripresentare la Sepoltura del Signore: di qui si generò, soprattutto nell’ambito della religiosità popolare, la devozione della visita ai “Sepolcri”. Un piccolo particolare sopravvive di questa lettura allegorica della riposizione dell’Eucaristia: durante la processione, l’Arcivescovo copre la pisside avvolgendola con i lembi del velo omerale, alludendo al gesto compiuto da Giuseppe d’Arimatea che, secondo i Vangeli, avvolse il corpo di Gesù nella sindone, prima di deporlo nel sepolcro.

La celebrazione si conclude, presso l’altare della Riposizione con il canto della Salmodia dei Vespri. Proprio l’antifona che i introduce i Salmi vespertini del Giovedì santo può aiutarci a comprendere meglio il senso di questa celebrazione: «Ascolta, il Maestro ti dice: “da te voglio fare la Pasqua con i miei discepoli”». Questa antifona riprende alla lettera le prime parole che il Signore pronuncia all’inizio della sua Passione. Potremmo immaginare rivolte anche a noi, oggi, queste parole. Ovviamente, in questo caso, non si tratta solo (come nell’episodio evangelico che apre la Passione) della richiesta di un locale adatto alla Cena pasquale o di trovare qualcuno che metta a disposizione la propria casa. Dobbiamo rileggere queste parole più profondamente, come un invito che il Signore rivolge a ciascuno, a chi vuole essere sinceramente suo discepolo, per condividere il suo cammino pasquale che attraverso la notte del Giovedì santo giungerà fino alla croce del Venerdì e al sepolcro vuoto della Domenica di risurrezione. Il Signore Gesù vuole scegliere ciascuno di noi come suo compagno in questi giorni santi. Tocca a noi rispondere, ben sapendo che se accettare può essere duro e impegnativo, è però anche l’unico vero modo per vivere un’autentica Pasqua cristiana.

Duomo di Milano News

Chiusure Ufficio Donazioni per festività

Periodi di chiusura di Marzo e Aprile 2024

Si informano i gentili Donatori che l’Ufficio rimarrà chiuso per la Santa Pasqua da venerdì 28 marzo a lunedì 1 aprile 2024.

L’Ufficio rimarrà chiuso anche per il ponte festivo della Liberazione nei giorni di giovedì 25 e venerdì 26 aprile.

Tutte le attività tra cui la realizzazione di attestati e l’inserimento dei nominativi nell’Albo Donatori riprenderanno dopo le chiusure, rispettivamente da martedì 2 aprile e lunedì 29 aprile 2024.

 

Informiamo che durante il periodo di chiusura, per le sole urgenze le donazioni potranno essere effettuate presso il Duomo Info Point (Piazza Duomo, lato destro della Cattedrale, aperto tutti i giorni dalle 9.00 alle 18.00).

 

 

Ufficio Donazioni

Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano

Via Carlo Maria Martini, 1 – 20122 Milano

Numero verde: 800.528.477

[email protected]