Dante e il Duomo, incontri sorprendenti tra le carte della Veneranda Fabbrica
I registri contabili: gli straordinari custodi di infiniti frammenti di vita della Città
La storia della Veneranda Fabbrica è un percorso ininterrotto, lungo oltre sei secoli. Ciascun giorno di questo lunghissimo periodo ha al suo interno una serie di aneddoti, racconti conservati con straordinaria cura nei secoli e custoditi oggi nell’Archivio della Veneranda Fabbrica del Duomo.
Infinite sono le testimonianze della partecipazione cittadina alla costruzione della Cattedrale milanese: offerte in denaro, beni da rivendere all’incanto, prestazioni d’opera. Tutta la città si mosse, fin dai primi anni di cantiere, in un florilegio di creatività, intraprendenza e operosità: la Veneranda Fabbrica orchestrò tutte queste iniziative diventando in poco tempo un motore culturale ed economico, oltre che punto di riferimento per le varie realtà municipali spesso in difficile dialogo con il potere civile.
I registri contabili sono gli straordinari custodi di infiniti frammenti di vita della città, riportati tra le somme di lire, soldi e denari in entrata e in uscita che sono state minuziosamente compilate dagli ufficiali della Fabbrica. Questi frammenti, ricostruiti come in un mosaico, permettono di calarsi nella vita della Milano del tempo.
Rilegati a metà del Novecento, i registri presentano legature diverse da quelle originali, ma anche in questo caso la lettura attenta ci permette di ricostruire una realtà lontana.
Il Liber Dati et Recepti dell’anno 1418 (AVFDMi, reg. 132) doveva essere, in base alle notizie che si trovano nell’incipit, un volume coperto in pelle di color verde, con un sistema di chiusura composto da una fibbia e da fettucce di pelle. A maggior rinforzo aveva inoltre i cosiddetti contrafforti, che in codicologia indicano dei pezzi di pelle aggiunti a ciascuna estremità del dorso. Al suo interno 128 fogli di 40x29 cm che riportano, divise per mese le entrate e le uscite. Nelle prime le voci sono molto diverse e a poca distanza l’una dall’altra sono annotate, tra i f.5v e 6r la donazione di 125 lire del duca di Milano Filippo Maria Visconti e la donazione di 1 lira di un anonimo che volle contribuire causa devotionis alla grande opera. Tra le note di questi fogli poi ne compare una certamente originale, che recita: Item quos die suprascripto recepit a civibus Mediolani qui audiunt lecturam Dantis super salla magna sita in Camposancto Fabrice, oblatos pro fatiendo fieri scalas et transversum super dicta salla.
Si tratta di un’attestazione davvero interessante scoperta dal prof. Paolo Grillo in occasione dei sui lunghi studi in Archivio e pubblicata nel volume Nascita di una cattedrale di recente pubblicazione: una lectura Dantis organizzata in uno dei locali nel caseggiato di Camposanto a ridosso dell’abside, in cui si stavano progressivamente ampliando gli uffici e il cantiere della Fabbrica stessa. La nota non rivela null’altro di questa iniziativa, ma già queste poche righe ci rivelano la creatività della Fabbrica e il suo impegno nel panorama culturale milanese. Il grande classico del poeta fiorentino, la cui lettura pubblica fu inventata da Boccaccio nel 1373, veniva proposto al pubblico anche a Milano, a pochi metri dal Duomo, per sostenere le attività della Veneranda Fabbrica.