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Quel respiro di spenseratezza

#StoriediDonatori

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13 Maggio Mag 2020 1246 13 maggio 2020

Sono una milanese orgogliosa, innamorata alla follia della mia città. L'ho vista crescere e diventare una capitale cosmopolita, piena d'arte e di musica. L’ho vissuta e ammirata sin da piccola, Milano era, ma è ancora, "casa mia". Ero solita passare le mie domeniche pomeriggio alle Varesine con mio padre, passare i sabati in fiera di Senigallia quando era ancora sul naviglio e mangiare i panini al Burghy in cima alla scalinata elicoidale di Vittorio Emanuele. Mi piace – ancora oggi - prendere i mezzi e guardare le persone, immaginare le loro vite, cosa facciano e dove stiano andando. Ma i milanesi li riconosci lì, in Piazza Duomo: tutti i turisti a far foto e loro a camminare al galoppo, sempre di fretta. Tuttavia, quando passano davanti al Duomo, rallentano, si fermano quasi, lo guardano con occhi luminosi e poi, dopo una veloce occhiata alla Galleria, riprendono il loro tran-tran. Ecco: per me il Duomo è questo. Quella pausa, quel respiro che ti estranea da ogni preoccupazione e impegno, che ti ferma e ti fa dire "casa dolce casa" e ti fa salire il groppo in gola all'idea di non vederlo per un po' troppo tempo.

Gaia

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