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Rinascita di una Cattedrale: dalla furia di Attila alla Dedicazione del 453

Il Duomo prima del Duomo. Alle sorgenti della solennità della Dedicazione

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1 Ottobre Ott 2020 1512 01 ottobre 2020

Andando alle sorgenti delle diverse tradizioni che s’intrecciano relativamente alla solennità della Dedicazione del Duomo, uno dei fiumi che si distende lungo il pellegrinaggio della Chiesa di Milano nella storia, conduce fino al V secolo dopo Cristo, quando l’antica ecclesia maior fu riedificata e riaperta al culto dal santo vescovo Eusebio (†462) dopo la distruzione perpetrata dagli Unni di Attila nel 452.

Con molta probabilità, fu tale vicenda a costituire la tradizione più antica relativa a una commemorazione della prima Dedicazione della Cattedrale, tale da imprimere un’indelebile traccia nelle successive consuetudini - anche liturgiche - ambrosiane.

Nella primavera del 452, dopo aver saccheggiato e distrutto Aquileia, Altino e Padova, l’esercito di Attila si riversò nella Pianura Padana, puntando deciso su Milano. All’avanzare delle notizie, il vescovo Eusebio provvide sollecitamente al trasferimento del clero e di gran parte dei cittadini fuori dalle mura. Milano fu saccheggiata e incendiata: Eusebio, rientrato in città, non poté far altro che contemplare le rovine del tempio che volle immediatamente ricostruire. Già l’anno successivo, la chiesa maggiore fu nuovamente innalzata.

Uno dei documenti più significativi, a tale proposito, giunto fino a noi, è il discorso attribuito al vescovo di Torino Massimo II In reparatione ecclesiae Mediolanensis, tenuto nel 453 durante la solenne Dedicazione (dedicamus de veteribus nova) della Cattedrale (quae capus est civitatis), ad opera di Eusebio (vir beatissimus summusque Dei sacerdos Eusebius nobiscum).

Dice il vescovo Massimo: «[…] Nessuno, che sia saggio e che abbia fede, ignora che la città è formata dalla popolazione e che la Chiesa è rappresentata dalla comunità cristiana. Non dunque le travi e i tetti, ma voi, o carissimi, formate la Chiesa viva per il nostro Dio; [...] Dio benignamente ha condotto tutte le cose in modo tale che non rimanessero impuniti i nostri peccati ed egli concedesse ai suoi servi imploranti il tempo per una vita di grazia. Per sua bontà infatti, dopo una distruzione così grave e luttuosa, ecco qui incolume il suo sommo sacerdote e illeso il suo clero; ecco qui anche la comunità che, pur vivendo ancora ogni giorno nella paura e nella tristezza, tuttavia gode di uno stato di libertà. Non è dunque stata rifatta ora la Chiesa, che per dono di Dio non è mai perita, ma solo ha riavuto le pareti, i tetti, questa chiesa, cioè voi, che siete la Chiesa di Dio. Come dichiara l'apostolo: ‘Voi siete il tempio del Dio vivente’ (2 Corinzi 6, 16) […]».

Le terribili vicende legate al saccheggio rappresentarono dunque un traumatico spartiacque per la storia di Milano. Dopo oltre millecinquecento anni, la liturgia ambrosiana conserva parte del discorso In reparatione ecclesiae Mediolanensis nell’Ufficio delle letture della solennità della Dedicazione del Duomo. Secondo la tradizione, è proprio con l’episcopato di Eusebio che sembra germogliare la consuetudine di assegnare alla terza domenica di ottobre il ricordo della Dedicazione della Cattedrale.

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