L’antello della Natività esposto in Duomo
«Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia»
L’antello raffigurante la Natività, esposto presso l’altare di San Giovanni Bono durante le festività natalizie, proviene dalla vetrata che si trova in corrispondenza dell’altare di Santa Caterina da Siena, nel transetto settentrionale della Cattedrale. La vetrata è già menzionata nella relazione della prima Visita pastorale dell’arcivescovo Carlo Borromeo in Duomo, avvenuta il 25 giugno 1566, in cui venne registrata anche la presenza o meno di vetrate nei finestroni, rappresentando quindi anche una sorta di censimento degli antelli esistenti all’epoca. Essa raffigura, nella parte superiore, le Storie di Santa Caterina da Siena e, nella parte inferiore, episodi tratti dalla Vita di Maria. La vita della Vergine è narrata in 22 antelli a partire dalle vicende dei genitori Gioacchino e Anna, tratte dai Vangeli Apocrifi, in particolare dal Protovangelo di Giacomo risalente al ii secolo, sino ad arrivare al racconto evangelico proprio con la scena della Natività.
La vetrata riporta al centro la data 1562. Fu eseguita dal mastro vetraio Corrado de Mochis da Colonia, documentato in Duomo sin dal 1544, insieme ad aiuti tedeschi e fiamminghi. Egli dominerà il cantiere vetrario della Cattedrale sino al 1569, anno in cui perse la vita in un funesto incendio che distrusse la sua bottega, vari antelli e tutti i suoi strumenti di lavoro. Più complesso è, invece, ricostruire l’identità degli artisti che hanno fornito i cartoni per la vetrata. È utile ricordare come fossero coinvolti diversi artisti: l’ideazione delle scene era affidata di norma a un pittore, che eseguiva grandi cartoni con il disegno a partire dal quale il mastro vetraio realizzava i diversi antelli. A lungo le scene della Vita di Maria sono state attribuite a Giovanni da Monte che, tra il 1566 e il 1567, fornì 39 cartoni per le vetrate, ma, secondo la critica più recente, non sembra invece gli vadano ascritti gli antelli in questione.
Nella vetrata sono presenti cartoni di matrice sia italiana – di una cultura più arcaica vicina ai modi degli Arcimboldi – che tedesca e, in quest’ultimo caso, va ricordato come nei Registri della Cattedrale compaia il nome di un Giacomo Tedesco, contattato dallo stesso Corrado de Mochis, che fornisce alcuni cartoni proprio per questa vetrata. È forse a lui che possono essere ricondotte le scene in cui è evidente un sentire nordico nell’impostazione dei personaggi, nelle fisionomie e nelle vesti. Va infine ricordato che anche questa vetrata ha subito ampi rimaneggiamenti nell’Ottocento, a opera della bottega dei Bertini.
La scena della Natività è dominata, al centro, dalla figura di Maria, inginocchiata di fronte al bambino Gesù, disteso nudo su un piccolo telo e accomodato su un giaciglio di paglia. Appena in secondo piano, dietro di lui, è un angelo adorante di straordinaria dolcezza. Completano il gruppo tre figure maschili: Giuseppe, in piedi dietro la Vergine, con lo sguardo assorto e due pastori, che accedono da un’apertura ad arco, il primo già inginocchiato e il secondo che incede nel piccolo ambiente togliendosi con una mano il cappello, mentre nell’altra regge una zampogna.
Il luogo dove Maria e Giuseppe hanno trovato rifugio è un edificio in muratura, dal tetto parzialmente scoperto, in cui trovano posto anche la mangiatoia per gli animali, asini e buoi, rappresentati presso la parete di fondo. Il piccolo spazio affollato si apre di fronte ai nostri occhi grazie a un’elegante prospettiva, sottolineata anche dalla fuga della pavimentazione in primo piano. La scena, nella sua collocazione usuale nel finestrone, si completa con un antello a sinistra in cui è raffigurata la parete d’ingresso alla mangiatoia, con un’apertura ad arco varcata da due figure maschili, identificabili come uno dei Magi e un terzo pastore. Nel nostro antello, in primo piano in basso a sinistra, si nota infatti un elemento in muratura che è proprio il completamento della parete d’accesso appena descritta. La scena è semplice e luminosa, giocata su toni caldi e delicati, impreziosita dall’uso del giallo d’argento. La narrazione è affidata al disegno condotto sapientemente. Note di colore sono donate dalle vesti dei pastori e soprattutto dal blu e dal rosso degli abiti della Vergine; la sua figura, ben tornita, si distacca così visivamente dal fondo e si pone come centro della scena, accompagnando lo sguardo dell’osservatore verso il Bambino. Siamo così chiamati a partecipare al Mistero della nascita di Gesù.
Anna Cotta Ramusino