Raffigurante la “Vergine Assunta sorretta dagli angeli” e databile al 1768, il modello in terracotta patinata di colore grigio fu il primo realizzato come prova preparatoria per la Madonnina del Duomo, statua simbolo della Cattedrale che dal dicembre 1774 protegge Milano dall’alto della guglia maggiore.
Oggi esposto in Museo nella sala dedicata appunto alla Madonnina (n. 16), il modello ritrae Maria che ascende al cielo sostenuta da un gruppo di angeli e cherubini, poggianti a loro volta su una nuvola: la Madonna, abbigliata con tunica e manto, ha il capo velato e lo sguardo rivolto verso l’alto in un’espressione di meraviglia.
Sprovvista di entrambi le mani e di alcuni lembi posteriori della tunica, la Vergine solleva il braccio destro in alto e piega il ginocchio dello stesso lato, mentre la gamba sinistra risulta diritta come il braccio corrispondente.
Per quanto riguarda le creature angeliche, colte in atteggiamenti diversificati, quella in basso al centro reggente un ramo di rose è mutila della testa.
L’opera si deve a Giuseppe Perego, scultore attivo per il Duomo dal 1754 che, durante il suo percorso, mostrò sempre una duplice personalità artistica, oscillante tra la rielaborazione delle proprie esperienze giovanili, condotte presso il cantiere della Cattedrale insieme a maestri quali Giovanni Battista Dominione, Carlo Francesco Mellone ed Elia Vincenzo Buzzi, e il linguaggio manieristico.
Grazie alle fonti d’archivio è stato possibile accertare che il modello, elaborato da Perego insieme all’architetto Francesco Croce, ideatore del progetto per la guglia maggiore, non incontrò l’approvazione della Veneranda Fabbrica: già ammesso nel 1765 al concorso ufficiale per l’esecuzione della Madonnina, nei cinque anni successivi Perego realizzò, oltre a quello rifiutato, altri due modelli, uno con due angeli e l’altro rappresentante soltanto la Vergine Assunta.
Quest’ultimo fu accolto dalla Fabbrica, che nel frattempo aveva commissionato all’intagliatore Giuseppe Antignati un modello ligneo a grandezza naturale dell'”Assunta”. Di esso è oggi esposto in Museo il busto, insieme all’intelaiatura in ferro sulla quale l’orefice Giuseppe Bini applicò le lastre di rame sbalzato e poi dorato costituenti la versione finale della Madonnina, come accennato collocata sulla guglia maggiore nel dicembre 1774.
Secondo gli studiosi, il primo modello di Perego non fu accettato per la sua leggerezza rococò, fase evolutiva del barocco nella quale l’imponente plasticismo scultoreo è superato dall’aspetto decorativo, evidente nel movimento fluido dei panneggi della veste e del velo dell'”Assunta”; a esso fa riscontro, ai piedi della figura, la massa brulicante degli angeli e dei cherubini, inseriti secondo le indicazioni dell’architetto Croce.
Inoltre, se l’accentuato asse verticale e il dinamismo chiaroscurale dell’opera si possono ricondurre all’influsso esercitato dal celebre “San Giovanni Bono” di Elia Vincenzo Buzzi per l’omonima cappella del Duomo (1760), Perego sarebbe stato suggestionato anche da due scultori operanti a Genova: il francese Pierre Puget e l’italiano Filippo Parodi.
In particolare, il primo modello di Perego presenterebbe chiare affinità con l'”Immacolata” marmorea di Puget (1664), eseguita per la chiesa dell’Albergo dei Poveri.
Più che assecondare il percorso artistico di Perego, il modello sembra dunque inserirsi nell’estetica rococò dell’architetto Francesco Croce, forse a conoscenza della scultura genovese grazie alla commissione dell’Albergo dei Poveri di Milano, probabilmente ispirato al corrispettivo istituto di Genova nella cui chiesa era custodita l’”Immacolata” di Puget.
In conclusione, Il rifiuto del primo modello di Perego per la Madonnina si può quindi relazionare con il contemporaneo sviluppo, all’interno della Fabbrica, di una corrente volta all’allontanamento dell’esperienza rococò e al recupero di un classicismo di matrice cinquecentesca, i cui esiti sarebbero felicemente confluiti nella successiva svolta neoclassica.