Raffigurante un “Profeta con libro aperto”, la scultura in marmo di Candoglia è databile al primo decennio del Quattrocento. Proveniente dal capitello di un pilone nel braccio sinistro del capocroce del Duomo, si trova oggi esposta in Museo presso la sala n. 6, dedicata appunto alle statuette dei capitelli dei piloni.
Il personaggio, caratterizzato da un leggero anchement (ancheggiamento), è rappresentato intento ad aprire un libro. Il capo è reclinato e il viso dall’espressione assorta, con occhi abbassati e bocca dischiusa, risulta incorniciato da un cappuccio e da una barba lunga e arrotondata sul petto.
Dagli orli ondulati della veste spuntano appena le punte dei piedi, mentre il manto abbondante scende morbido con ricchi ricaschi, e dal fianco destro le pieghe precipitano voluminose.
Per quanto riguarda il versante stilistico, gli studiosi collegano il “Profeta” ad altre tre statuette di stesso soggetto, provenienti dal medesimo capitello di pilone e anch’esse esposte in Museo: un “Profeta con libro chiuso”, un “Profeta” e un “Profeta con cappuccio”. Le quattro opere sarebbero riconducibili a un artista fiammingo attivo presso il cantiere del Duomo e influenzato da André Beauneveu, scultore, pittore e miniatore francese i cui “Profeti” realizzati per l’interno della Sainte-Chapelle di Bourges (oggi al Musée du Berry, Bourges) presentano affinità stringenti con le quattro statuette della Cattedrale milanese.