Raffigurante “Adamo” e databile fra 1502 e 1503, la scultura in marmo di Candoglia proviene probabilmente da uno dei finestroni absidali del Duomo: dopo vari spostamenti, fu rimossa dalla Cattedrale nel 1953 per entrare in Museo. Qui è oggi esposta nella sala dedicata al classicismo lombardo (n. 8).
Come indicano le fonti d’archivio, l’opera fu commissionata dalla Veneranda Fabbrica a Cristoforo Solari detto “il Gobbo”, scultore e architetto originario dell’odierno Canton Ticino che, grazie alla sua produzione spesso di alto livello tecnico-esecutivo, contribuì in maniera determinante a traghettare la scultura e l’architettura lombarde, ancora legate all’arretrata tradizione locale, verso il classicismo già in auge in altre città d’Italia come Venezia, Mantova e Roma.
Tale era la sua fama anche al di fuori della Lombardia che Giorgio Vasari, autore delle celebri “Vite dei più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a’ tempi nostri” (1550), narrava di come Michelangelo avesse firmato la sua “Pietà” vaticana (1498 circa) per scongiurare il rischio che l’opera venisse riferita al collega.
Già attivo alla Certosa di Pavia, nel 1501 Solari approda con l’incarico di scultore al cantiere del Duomo, per il quale lavora fino al 1524 realizzando diverse statue: fra esse, oltre all'”Adamo”, si ricordano il “Cristo alla colonna”, attualmente custodito presso la sacrestia meridionale, la “Sant’Elena” e il “Lazzaro”, entrambe risalenti al secondo decennio del secolo e anch’esse esposte in Museo.
L'”Adamo”, commissionato dalla Fabbrica insieme a una perduta “Eva” sostituita più tardi da un’opera di stesso soggetto di Giovan Angelo Marini (1563-1565, visibile nella sala n. 10 del Museo), è considerato dagli studiosi un’opera di altissima qualità: infatti, attraverso la riflessione di Solari sui “moti dell’animo” di Leonardo da Vinci e sulla statuaria classica, essa si colloca decisamente nel pieno della “maniera moderna”, restituendo al suo autore un ruolo da protagonista nel processo di rinnovamento della scultura della Cattedrale.
Solari ritrae il progenitore come un giovane uomo con barba e capelli ricciuti, l’anatomia del corpo accuratamente modellata e i fianchi cinti da un tralcio di vite. Il volto dall’espressione pensosa è leggermente inclinato e poggiato sulla mano sinistra, che cinge il pomo di Eva; il gomito insiste a sua volta sul bastone di una zappa lunga fino a terra, sorretta con la mano destra e simbolo del duro lavoro imposto ad Adamo per la sua sussistenza dopo la cacciata dall’Eden.
Come il volto anche la gamba destra appare inclinata, mentre la sinistra è piegata e raggiunta da una mano del piccolo Abele, seduto alla destra del padre sul basamento poligonale che sostiene entrambe le figure.