Modelli scultorei

Angelo

di Brambilla Francesco (1530 circa - Milano, 1599)

Cronologia: 1576-1583 circa

Misure cm: 51 × 20 × 16

Materia e Tecnica: Terracotta a tuttotondo

N. Inventario: MS658

La statuetta in terracotta, databile fra 1576 e 1583 circa, è oggi esposta in Museo nella sala intitolata alla Galleria di Camposanto (n. 14), luogo nel quale dal Seicento in poi la Veneranda Fabbrica ha custodito i gessi e le terrecotte preparatori delle statue elaborate per il Duomo.

Essa rappresenta un “Angelo” come una giovane figura alata, con il capo reclinato verso la sua destra.

Abbigliato con una corta tunica che scopre parzialmente le gambe, l’angelo è colto nell’atto di intrecciare le braccia e risulta privo della mano sinistra.

I piedi scalzi poggiano su un basamento che richiama la forma di una nuvola.

In base alle fonti d’archivio, gli studiosi hanno appurato che l’opera appartiene alla serie di modelli preparatori per gli angeli-cariatidi marmorei destinati alla cinta del coro del Duomo: essi racchiudono superiormente i rilievi con le “Storie della Vergine”, scolpiti da artisti fra i quali spiccano Giovan Andrea Biffi e Marco Antonio Prestinari.

I modelli per gli angeli-cariatidi sono invece da riferirsi a Francesco Brambilla, dal 1572 prolifico esecutore dei progetti plastici elaborati dall’architetto della Cattedrale, Pellegrino Tibaldi. Quest’ultimo fu il principale interprete della riforma teorizzata dal cardinale Carlo Borromeo dopo il Concilio di Trento (1545-63), che prevedeva la nuova sistemazione di tutta l’area presbiteriale del Duomo.

Dei quattro modelli di angeli-cariatidi giunti fino a noi, solo due corrispondono esattamente alle opere scolpite in marmo, ma la sostanziale affinità stilistica del gruppo risulta evidente. Nello specifico, la posa delle braccia dell’”Angelo” in esame ricompare in uno degli esemplari più belli della serie, cioè quello collocato a sinistra del rilievo con la “Fuga in Egitto” di Giovan Andrea Biffi (1624); opera che sembra aver ispirato le figure danzanti dipinte nel 1595 da Giovan Ambrogio Figino nell’anta dell’organo dell’altare maggiore con il “Passaggio degli ebrei attraverso il Mar Rosso”.