L’opera, datata 1685 e raffigurante “San Giovanni Bono e la regina Teodolinda” è oggi esposta in Museo nella sala intitolata alla Galleria di Camposanto (n. 14), luogo nel quale dal Seicento in poi la Veneranda Fabbrica ha custodito i gessi e le terrecotte preparatori delle statue elaborate per il Duomo.
Essa appartiene al ciclo dei modelli in terracotta per i rilievi marmorei destinati alla cappella tardoseicentesca di san Giovanni Bono, posta nel capocroce sud della Cattedrale e dedicata all’arcivescovo di origini liguri che, nel VII secolo, riportò a Milano la residenza dei vescovi milanesi, rifugiatisi a Genova dopo l’invasione longobarda.
L’opera in oggetto, una terracotta di forma rettangolare, rappresenta l’episodio in cui Giovani Bono, recatosi a Monza come ambasciatore alla regina Teodolinda, illustra i danni subiti dal patrimonio ecclesiastico in seguito all’incursione dei Longobardi, fatto accaduto prima della nomina episcopale.
Il primo piano è suddiviso in tre gruppi. Da sinistra si trovano due figure che si sporgono dal trono della regina per guardare: una si appoggia direttamente a esso, l’altra fa leva sul compagno. A occupare tutta la porzione di spazio successivo vi è il grande trono di Teodolinda, coperto da un imponente baldacchino sopraelevato e rivestito da un drappo “broccato”. Più a destra vi sono il santo, inginocchiato e mutilo della testa, che mostra le reliquie alla regina e, non più individuabile, un paggio. Due personaggi, uno in piedi acefalo e il secondo inginocchiato, concludono il primo piano.
In varie posizioni, a gremire lo spazio, popolano il fondo una folla di armigeri e alcuni cavalli imbizzarriti, trattenuti
da uno scudiero, mentre in alto a destra un gruppo di angioletti osserva la scena da una grande nuvola.
Grazie ai documenti d’archivio gli studiosi hanno ricondotto il modello a Giuseppe Rusnati, scultore lombardo attivo per il Duomo dal 1673 che, trent’anni più tardi, sarebbe stato nominato protostatuario (cioè capo scultore) della Cattedrale.
Allievo a Milano di Dionigi Bussola, lo scultore più prolifico in Duomo nel Seicento, come il suo maestro anche Rusnati compì un viaggio a Roma, grazie al quale ebbe modo di perfezionare la sua conoscenza dell’antico e dei modelli del barocco, studiando in particolare le opere di Gian Lorenzo Bernini, Alessandro Algardi e François Duquesnoy.
Per quanto riguarda il modello con “La nascita di san Giovanni Bono”, da cui Rusnati trasse il rilievo in marmo di stesso soggetto collocato sulla lesena destra dell’arco della cappella (1690), la critica ha sottolineato in esso la coesistenza di figure senza indicazioni temporali e altre in abiti seicenteschi e ricchi di dettagli: Teodolinda nella sua moderna veste fa come da contraltare a san Giovanni, avvolto in un panneggio classicheggiante.
L’aggiornamento romano dello scultore traspare modestamente in questa commissione: l’orchestrazione della scena lascia spazio a un’unità narrativa che non si scompone nella presenza di molti dettagli descrittivi e di realismo, concentrati perlopiù sul fondo. In primo piano si ritrova un personaggio già visto di Rusnati nell’uomo privo della testa dall’incedere curioso verso un piano fuori da quello del rilievo, e che riprende in gran parte il tipo del “David musico” (1678 circa), modello in terracotta per statua marmorea anch’esso esposto in Museo nella sala n. 14.
Anche il momento raffigurato presenta elementi di dinamismo: nella scelta di rappresentare un dialogo in atto tra san Giovanni Bono e Teodolinda si esaltano gli elementi di movimento delle figure che, raggruppate in fitte conversazioni o assiepate in una folla agitata e confusa, concorrono alla percezione dell’episodio come articolato e complesso.
Il rilievo rimane, fra quelli realizzati per la cappella del santo, l’interpretazione in Duomo più vicina ai modi della scuola romana di Ercole Ferrata, di cui Rusnati fu allievo.