Raffigurante “Bacco” e databile al quarto decennio del Cinquecento circa, la scultura in marmo di Candoglia proviene dal capitello di un pilone del Duomo, da dove è stata rimossa per entrare in Museo nel 2013. Qui è oggi esposta nella sala dedicata all’età sforzesca (n. 7).
Il dio romano del vino è rappresentato come un giovane dalla corta chioma ricciuta e la muscolatura rilevata, con lo sguardo rivolto verso il bicchiere tenuto in alto nella mano destra. Il braccio sinistro è invece appoggiato al fianco corrispondente.
Coperto solo da un serto di pampini che gli cinge i fianchi, Bacco risulta stante su un basamento circolare; dietro la gamba sinistra si trova un tronco d’albero di sostegno.
Secondo gli studiosi, l’ignoto autore dell’opera potrebbe essere uno scultore lombardo di formazione centro-italiana, attento alla statuaria antica ma anche all’interpretazione che ne offrivano gli artisti della cerchia michelangiolesca: la posa del “Bacco” riecheggia infatti quella del capolavoro giovanile di Michelangelo, oggi al Museo del Bargello di Firenze (1497), ma è priva di quell’abbandono all’ebbrezza e di quel languore che caratterizzano l’androgina divinità del maestro.