Modelli scultorei

Booz e Ruth

di Bono Carlo Antonio (notizie 1634-1678)

Cronologia: 1657

Misure cm: 65 × 70 × 11

Materia e Tecnica: Terracotta a rilievo

N. Inventario: MR717

L’opera, raffigurante “Booz e Ruth”, ed esposta in Museo presso la sala dedicata alla fine dell’età borromaica (n. 11), appartiene al ciclo dei quattro modelli in terracotta per i rilievi marmorei con soggetti dell’Antico Testamento ideati per il piedistallo della facciata del Duomo.

Essi furono commissionati nel 1653 dalla Veneranda Fabbrica agli scultori Dionigi Bussola, Carlo Antonio Bono e Giuseppe Vismara.

All’interno del programma iconografico della facciata, tali rilievi sono conformi a quelli già eseguiti per le sovrapporte (1629-1643) e le finestre (1643-1648) perché rientrano nell’ambito delle prefigurazioni mariane o dei riferimenti biblici alla Vergine, alla quale il Duomo è dedicato: tuttavia, in essi (“Elia e l’angelo”, la “Seconda apparizione dell’angelo alla madre di Sansone”, “Booz e Ruth”, il “Sacrificio di Abramo”) la prospettiva risulta più incentrata su Cristo.

Nello specifico il modello con “Booz e Ruth” fu realizzato da Carlo Antonio Bono, scultore appartenente a una famiglia campionese che, nei suoi lavori per la Cattedrale, si attenne perlopiù ai modi della tradizione cinquecentesca lombarda.

L’opera rappresenta l’episodio biblico dell’incontro fra la moabita Ruth, vedova di un israelita trasferitasi a Betlemme, e Booz, ricco parente del defunto marito che sposò la donna, sottraendola a una vita di miseria.

Nel rilievo Ruth, inginocchiata di tre quarti sulla destra, è colta nell’atto di avvolgersi con il mantello di Booz, seduto a sinistra contro un muretto di mattoni. Ai suoi piedi si trova un cane accovacciato, mentre davanti a Ruth è poggiato un mazzo di spighe, simbolo della sua vita modesta trascorsa spigolando nei campi.

La scena, ambientata in una radura alberata, si apre su uno sfondo con diverse architetture, fra le quali una cupola, un obelisco e una piramide a gradoni.

Eseguito, stando alle fonti d’archivio, nel 1657, il modello in terracotta fu trasposto entro il 1661 sempre da Bono in marmo di Candoglia, e destinato non al piedistallo della facciata del Duomo ma al timpano di un finestrone della stessa.