Tesoro

Calice delle Arti Liberali

di Botteghe di Colonia (?); botteghe lombarde

Cronologia: Secondo quarto del XIV secolo (calice); XVI secolo (piede e sottocoppa)

Misure cm: H totale: 25; coppa: H 8,5, diametro 11,7/10,2, fondo 5,8; base: H 16,5, diametro 12,7

Materia e Tecnica: Avorio a intaglio, ottone (oricalco) dorato, rame, smalti dipinti

N. Inventario: T5

Il calice delle Arti Liberali è un raffinato oggetto liturgico presente dal 1447 nel Tesoro del Duomo, oggi esposto presso il Museo all’interno di una delle sale dedicate appunto al Tesoro (n. 1).

Probabilmente utilizzato per custodire le particole non ancora consacrate destinate alla comunione, esso è composto da un piede di base su cui si innesta un fusto con nodo “a cipolla” e sottocoppa in rame dorato: quest’ultimo sostiene una coppa in avorio a dieci lobi, intagliata con le personificazioni di otto Arti Liberali che danno appunto il nome al calice.

Ritenute nel Medioevo le attività più adatte alla dignità dell’uomo libero, esse sono rappresentate con sembianze maschili e in abiti quattrocenteschi; particolari che contribuiscono all’eccezionalità del calice, rarissimo anche per la coppa in avorio e non in metallo. La preziosità dell’opera è inoltre sottolineata dagli smalti con figure sacre e stemmi decoranti il nodo e il piede in rame dorato.

Nella coppa, ogni Arte si trova sotto una nicchia inquadrata da archi acuti su colonnette, affiancati da torrette merlate: la Grammatica e la Retorica (o Dialettica) sono raffigurate rispettivamente come un maestro e un monaco davanti a tre allievi, che si trovano nelle arcate vicine. La Medicina ha invece le fattezze di un medico intento a scrutare un’ampolla, mentre la Musica è un uomo che percuote le campane con due martelletti e la Geometria un sapiente dotato di squadra e compasso.

A sua volta, l’Aritmetica è impersonata da una figura con il capo coperto che mostra una tavola recante cifre arabe, e la Dialettica (o Retorica) da un giovane che regge un guanto con la destra, mentre tende l’indice sinistro in un gesto dimostrativo. Infine, l’Astronomia si presenta come un uomo barbuto impegnato a scrutare le stelle con in mano un astrolabio.

Gli studiosi hanno individuato un legame fra la scelta di decorare con le Arti Liberali la coppa, connessa per tipologia all’atto del bere, e alcuni poemetti diffusi a partire dal XII secolo in ambito universitario: al loro interno ricorre infatti la metafora dell’abbeverarsi alle fonti della sapienza, da cui sgorgano appunto le Arti.

La grande freschezza di intaglio, la vivacità narrativa e l’attenzione per i dettagli che contraddistinguono la coppa, tipiche di alcuni avori prodotti a Colonia nel secondo quarto del Quattrocento, hanno indotto gli esperti ad attribuire a botteghe della località tedesca anche il calice del Duomo. Alla seconda metà del Cinquecento, quando la base originale in argento venne fusa per realizzare i nuovi candelieri dell’altare maggiore, risalirebbero invece il sottocoppa, il disco a chiusura del fondo e l’anima del calice, tutti in rame dorato e riferibili a botteghe lombarde.

Dal punto di vista stilistico, il calice delle Arti Liberali presenta molte similitudini con la Copa de las Artes del Museo Lázaro Galdiano di Madrid, dalla resa molto più sommaria ma riconducibile a uno stesso modello iconografico.