Il modello in bronzo, datato 1904 ed esposto in Museo nella sala n. 18, fu eseguito da Lodovico Pogliaghi per la formella della “Flagellazione” nella porta maggiore del Duomo, cioè quella centrale.
Nel 1847 la Veneranda Fabbrica aveva infatti ricevuto un’importante eredità dal conte Giacomo Mellerio per la realizzazione in bronzo della porta, che avrebbe dovuto raffigurare i “Fasti della Beata Vergine Maria, i dolori della sua maturità e la sua gloria”. Lo scultore scelto per l’importante commissione fu il giovane Lodovico Pogliaghi, che da un’impostazione classicista di base appresa all’Accademia di Brera era presto passato a uno stile neogotico fiorito, in cui gli elementi naturali appaiono semplificati e stilizzati in un elegante gioco di linee “floreali”.
Tali caratteristiche si riscontrano anche nel modello della “Flagellazione” custodito presso il Museo: di forma rettangolare e conclusa in alto da un coronamento a tre archi, la formella rappresenta l’umiliazione e le torture subite da Gesù prima di essere crocifisso.
Il coronamento, recante al centro un arco inflesso trilobato e sormontato da motivi floreali e sottili guglie, delimita una scena ambientata in un interno gotico. Sullo sfondo si staglia una teoria di vetrate, suddivise da due pilastri fra cui sono tesi tre velari: davanti a quello centrale sta Cristo alla colonna, attorniato da quattro carnefici disposti a due a due.
La coppia sulla sinistra della scena è intenta ad assicurare la vittima alla colonna mediante una corda, mentre i torturatori di destra presentano atteggiamenti diversificati: infatti, se l’uomo in piedi in primo piano volge le spalle all’osservatore, colto nell’atto di sferrare una frustata, quello più arretrato e accovacciato per terra deride Gesù, fischiando con le mani alla bocca.
Dietro ai carnefici sulla sinistra, infine, un sesto personaggio osserva la scena scostando uno dei velari laterali.
Dal punto di vista stilistico, gli studiosi hanno rilevato come l’opera presenti ancora corpi dal canone classico, memori di esempi rinascimentali come la “Flagellazione” di Luca Signorelli, mentre figure più slanciate, e quindi più gotiche, appaiono sulla formella installata in facciata.
Una cura particolare si evidenzia inoltre nella definizione dell’ambiente architettonico, dove il coronamento a tre archi e la prospettiva di pilastri che inquadra le vetrate creano uno sfondo gotico “fiammeggiante”, affine al linguaggio artistico di alcuni ornati del Duomo ma restituito comunque a una sensibilità moderna, prossima al gusto decorativo Art nouveau.
Per quanto riguarda l’intera porta, dopo varie vicissitudini iniziate nel 1891 con la presentazione di un primo bozzetto d’insieme, Pogliaghi riuscì infine a vedere conclusa la sua opera in bronzo nel 1906, con una versione della “Flagellazione” leggermente diversa rispetto a quella esposta in Museo.