Scultura

Frammento di cornicione

di Lapicida milanese o pavese (?)

Cronologia: Seconda metà del XV secolo

Misure cm: 42 × 34,5 × 12

Materia e Tecnica: Pietra scolpita

N. Inventario: ST9

Il frammento, risalente alla seconda metà del Quattrocento, appartiene alla serie di pezzi lapidei erratici reimpiegati nei muri esterni del Duomo, trovati durante i restauri che nel 1939 interessarono le pareti del secondo ordine del terrazzo sul lato meridionale, in prossimità della facciata.

Oggi esposta in Museo nella sala dedicata alle origini della Cattedrale (n. 3), l’opera risulta abrasa in corrispondenza degli aggetti dell’intaglio e reca una vistosa rottura in corrispondenza dell’angolo in basso a sinistra e al centro, lungo lo spigolo destro.

Il fregio vegetale occupa un solo lato, tra due spesse modanature lisce orizzontali, ed è costituito da una morbida foglia intera, con due metà simmetricamente replicate ai rispettivi lati.

Essa, carnosa e frastagliata, è riconoscibile come una raffinata versione dell’acanto impiegato nel capitello corinzio classico, con decisa estroflessione della piega superiore. In alto, in corrispondenza della tangenza tra le foglie risvoltate, sono scolpiti in ulteriore aggetto due eleganti fiori con bottone centrale, il sinistro meglio conservato.

Inizialmente, la provenienza originaria del frammento è stata ricondotta al portale centrale di Santa Maria Maggiore, l’antica basilica utilizzata durante i mesi invernali che, insieme a quella estiva di Santa Tecla, si trovava nell’area oggi occupata dal Duomo e dalla sua piazza. Attestata nel IX secolo e probabilmente ricostruita nel XII, Santa Maria Maggiore fu via via demolita con il procedere del cantiere della nuova Cattedrale, e la sua facciata divenne per due secoli quella provvisoria del Duomo, definitivamente abbattuta nel 1683.

Studi recenti affermano che le diverse riproduzioni a noi giunte di Santa Maria Maggiore, realizzate in marmo o restituite da miniature e dipinti fra Trecento e Seicento, non sono così curate nel dettaglio da consentire di confermare la provenienza dall’antica chiesa del frammento.

Dal punto di vista stilistico il frammento, che in origine doveva essere montato in serie con altri elementi a comporre un cornicione in aggetto, è confrontabile con esemplari modellati in cotto, cioè il materiale ceramico dal caratteristico colore rosso ottenuto con un particolare trattamento e cottura dell’argilla.

La foglia del frammento proveniente dal Duomo è infatti molto simile a quella di un analogo elemento in cotto utilizzato come materiale di riempimento durante il restauro dell’Ospedale Maggiore di Milano: oggi sede dell’Università degli Studi, l’edificio fu progettato fra 1460 e 1465 da Antonio Averlino detto il Filarete, architetto e scultore fiorentino chiamato a lavorare nella città ambrosiana dal duca Francesco Sforza.

Già intervenuto presso il Castello Sforzesco, la cui torre centrale prende il suo nome, Filarete impreziosì il lato destro della facciata dell’Ospedale Maggiore con decorazioni in cotto che rivelano la sua eclettica sensibilità nella sovrapposizione di elementi gotici e rinascimentali.

Un motivo a foglia piuttosto simile a quello del frammento ritrovato all’Ospedale Maggiore ricorre inoltre, presso la stessa struttura, negli archi del chiostro detto “della ghiacciaia”, e nella decorazione del chiostro piccolo della Certosa di Pavia.