L’opera, datata 1687 e raffigurante l'”Ingresso di San Giovanni Bono a Milano” è oggi esposta in Museo nella sala intitolata alla Galleria di Camposanto (n. 14), luogo nel quale dal Seicento in poi la Veneranda Fabbrica ha custodito i gessi e le terrecotte preparatori delle statue elaborate per il Duomo.
Essa appartiene al ciclo dei modelli in terracotta per i rilievi marmorei destinati alla cappella tardoseicentesca di san Giovanni Bono, posta nel capocroce sud della Cattedrale e dedicata all’arcivescovo di origini liguri che, nel VII secolo, riportò a Milano la residenza dei vescovi milanesi, rifugiatisi a Genova dopo l’invasione longobarda.
L’opera in oggetto, una terracotta di forma rettangolare, rappresenta appunto l’ingresso di Giovanni Bono a Milano come arcivescovo. Dall’estremità destra, attraverso un fornice con timpano spezzato mistilineo, entra il corteo.
Al margine della scena un personaggio in abiti seicenteschi trattiene il suo cavallo, che sembra voler invertire la direzione puntando il muso verso l’angolo inferiore destro del rilievo. Sotto un baldacchino con le nappe mosse dal vento si trova Giovanni Bono, acefalo, a cavallo, sormontato da una carola di angioletti e cherubini festanti.
Davanti a lui una donna inginocchiata, anch’essa priva di testa, guarda l’arcivescovo, trattenendo un bambino vicino a sé. Sull’estremità sinistra un armigero a cavallo, di spalle, si volge allo spettatore. Sul fondo, lavorato a bassorilievo, campeggia una folla di astanti e la veduta di Milano.
Grazie ai documenti d’archivio gli studiosi hanno ricondotto il modello a Dionigi Bussola, artista lombardo che, assunto dalla Fabbrica nel 1645, divenne il maggiore scultore operante per la Cattedrale in quel secolo, giungendo a ricoprire nel 1658 la carica di protostatuario (cioè scultore capo).
All’interno della sua vasta produzione, risultano particolarmente importanti i due rilievi realizzati fra 1658 e 1660 per la facciata della Cattedrale: raffiguranti “Elia e l’angelo” e la “Seconda apparizione dell’angelo alla madre di Sansone”, essi mostrano infatti la piena padronanza da parte di Bussola dei mezzi compositivi e scenografici dell’arte barocca, approfondita di persona durante l’apprendistato giovanile a Roma.
Per quanto riguarda il modello con l'”Ingresso di san Giovanni Bono a Milano”, da cui Bussola trasse il rilievo in marmo di stesso soggetto collocato sulla lesena sinistra dell’arco della cappella (1694), la critica ha sottolineato la grande efficacia dell’escamotage dei due cavalli, posti a quinte e rappresentati in un chiasmo, che danno profondità e movimento alla scena. Come precedente iconografico per la costruzione dell’episodio e per alcune tipologie di personaggi si può fare riferimento alla tempera di Filippo Abbiati con “Il solenne ingresso di san Carlo in Milano” (1670-1680), sempre ideato per il Duomo.
Giustamente ritenuto uno degli scultori più aggiornati agli sviluppi dell’arte romana fra quelli operanti per la Cattedrale nel Seicento, nel modello raffigurante l'”Ingresso di San Giovanni Bono a Milano” Bussola dà prova di una composizione moderna e movimentata, con poche ma ben orchestrate figure, in cui un’immagine di origine lombarda e di memoria tardo manierista trova un aggiornamento nell’esperienza della Seconda Accademia Ambrosiana, co-diretta fin dalla riapertura (1669) proprio dall’artista.