Appartenente al Tesoro del Duomo, la tempera su tavola nota come “Madonna dell’Idea” costituisce, per il suo grande valore artistico e devozionale, una delle opere più importanti esposte presso il Museo, all’interno di una delle sale dedicate appunto al Tesoro (n. 2).
Attribuito a Michelino da Besozzo, pittore e miniatore protagonista del tardogotico lombardo tra la fine del Trecento e i primi decenni del secolo successivo, il dipinto raffigura sul lato anteriore la “Madonna in trono con il Bambino” e su quello posteriore “La presentazione al tempio”; secondo gli studi più recenti, esso sarebbe stato realizzato da Michelino nel secondo quarto del Quattrocento con il contributo del figlio Leonardo e della sua bottega.
Ancora oggi portata in processione in Duomo ogni 2 febbraio durante la festa della Presentazione al tempio, detta anche “Candelora” per la rituale benedizione delle candele, l’opera è indicata nei documenti d’archivio come “Madonna dell’Idea” o “della Ceriola”: se quest’ultimo termine sembra da ricondurre appunto alla benedizione delle candele e al cero acceso sopra la cornice durante la processione, “Idea” potrebbe invece riferirsi all’origine pagana della Candelora, cristianizzazione di un rito legato al culto della dea Cibele, “Magna Mater Deum Idaea”, oppure all’origine greca della parola “idea” come “immagine”.
Il dipinto, in forma di piccola ancona cuspidata, è racchiuso da una cornice dorata non originale di gusto pseudo gotico, e dorati appaiono anche gli sfondi di entrambe le scene. Come accennato, sul lato anteriore si trova la “Madonna in trono con il Bambino” e tre angeli, reggenti un velario; quello posteriore ospita invece la “Presentazione al tempio”, ambientata in un’architettura tripartita che, sui due lati in alto, si apre a mostrare un giardino con edifici, concluso da un pergolato.
Nell’episodio, oltre alla Madonna che porge il Bambino a san Simeone, in posizione centrale, sono raffigurati altri tre personaggi: a sinistra san Giuseppe e un servitore del tempio, recanti i colombi e un agnello da sacrificare per il rito della Purificazione della Vergine, mentre a destra la santa e profetessa Anna, con un cartiglio nella mano sinistra, che annuncia la redenzione di Israele tramite Gesù.
Caratterizzata da un’elevata qualità e da raffinatezze di dettaglio tecniche e stilistiche, nel corso dei secoli la “Madonna dell’Idea” è stata sottoposta a diversi rimaneggiamenti e restauri: per esempio, all’intervento eseguito nel 1859 risale forse l’iscrizione “MCCCCXVIII MICHAE DE BESOTIO”, collocata sul lato anteriore in basso a destra. In realtà, piuttosto che nel 1418-1419, gli studiosi preferiscono ipotizzare che l’esecuzione dell’opera sia avvenuta nel 1429, quando sono documentati pagamenti della Veneranda Fabbrica a Michelino da Besozzo.
Quest’ultimo non realizzò per il Duomo solo la “Madonna dell’Idea”: fra il 1423 e il 1425, infatti, egli lavorò sempre con il figlio Leonardo alla perduta vetrata dedicata a santa Giulitta, della quale forse sono giunti fino a noi i trilobi con “Profeti” oggi nella vetrata illustrante la vita san Martino di Tours (V15, transetto meridionale).