Tesoro

Ostensorio di Santa Tecla

di Bottega lombarda

Cronologia: Primi decenni del XVI secolo

Misure cm: 53,3 × 18,8

Materia e Tecnica: Argento in lastra e in getto (statuetta), sbalzato, cesellato e dorato, vetro

N. Inventario: T18

Progettato per esporre l’ostia consacrata o per portarla in processione, questo solenne ostensorio in argento dorato prende il suo nome dalla basilica di Santa Tecla, eretta in età paleocristiana e distrutta nel 1461 mentre avanzava la costruzione del Duomo attorno alla chiesa di Santa Maria Maggiore.

Il manufatto, risalente ai primi decenni del XVI secolo, apparteneva infatti alla prepositura di Santa Tecla, soppressa nel 1548-1549: presente in Duomo a partire dal 1565, è custodito dal 2013 in Museo all’interno della sezione dedicata al Tesoro della Cattedrale (sala n. 2).

L’ostensorio risulta costituito da un piede a sezione triangolare, a lati concavi e vertici tronchi, con alto gradino decorato sui vertici da rosette e, sulle facce concave, da targhe oblunghe. Su di esso, caratterizzato anche da incisioni di pesi e stime non leggibili, si innesta il fusto con base a campana e nodo a vaso baccellato, a doppia calotta (concava/convessa).

La teca è invece a sagoma di tempietto circolare, con quattro frontoni e quattro montanti che culminano in pinnacoli, mentre il coperchio presenta imbricazioni a file alternate d’argento e argento dorato, con cupolino su cui svetta il Cristo Redentore reggente la croce con stendardo.

Per quanto concerne il versante stilistico, gli studiosi hanno osservato che, se la sagoma della teca pone il manufatto all’interno della speculazione teorica sugli edifici a pianta centrale, propria del Rinascimento, quella del piede richiama invece il sostegno di una croce d’altare datata 1511 del Museo Poldi Pezzoli di Milano.

Sempre la sagoma del piede con alto gradino, il nodo e la concezione formale del ricettacolo dell’ostensorio di Santa Tecla lo avvicinano anche al Reliquiario della Santa Spina nel Tesoro della Scuola Grande di San Rocco a Venezia (1518-1521), assegnato a Nicolò della Croce.