Deposito

San Claudio

di Rusca Grazioso (Rancate, 1757 - Milano, 1829)

Cronologia: 1816

Misure cm: 57 × 19 × 13

Materia e Tecnica: Terracotta a tuttotondo

N. Inventario: MS167

La statuetta in gesso, datata 1816 e oggi custodita nel deposito del Museo, raffigura probabilmente “San Claudio”, martire del III secolo originario della Cilicia, nell’attuale Turchia.

Egli è rappresentato come un giovane uomo dalla chioma ricciuta, con il viso dall’espressione assorta leggermente inclinato verso la sua sinistra.

Abbigliato con una tunica e un manto dagli ampi panneggi, il santo ha la mano sinistra con le dita serrate, mentre la destra poggia sull’addome.

Stante su un basamento poligonale, san Claudio indossa dei calzari chiusi alti fin sopra le caviglie.

Utilizzata come modello per una versione marmorea destinata alla cima di una guglia del Duomo, l’opera è stata attribuita dagli studiosi a Grazioso Rusca: originario di Rancate, nel Canton Ticino, e discendente da una famiglia di artisti, pur rimanendo legato alla tradizione della sua terra lo scultore riuscì comunque ad appropriarsi dei modi gotici e barocchi con tecnica e spirito disinvolti.

Allievo dell’intelvese Stefano Saverio, nel 1785 Rusca fu accolto fra gli artisti della Veneranda Fabbrica in qualità di scultore “stabilmente ammesso”. Risalgono a questo periodo le sue prime opere per la Cattedrale, ossia i bassorilievi destinati alla seconda fascia basamentale di facciata, per la quale nel 1786 era stata iniziata la serie di rilievi ispirata a soggetti dell’Antico Testamento (“Mosè salvato dalle acque”, “Elia che resuscita il figlio della vedova di Sarepta”, “Davide e Golia”, “Fuga di Loth da Sodoma”).

Al 1795 data invece il primo dei tre “Telamoni” eseguiti per la facciata, accomunati da un linguaggio artistico più misurato rispetto a quello delle opere di stesso soggetto realizzate per il Duomo fra Seicento e Settecento.

In particolare, nella definizione di particolari secondari come le capigliature, lo scultore tende a una descrizione decisamente più classicista, evidente anche nei panneggi meno rigonfi che aderiscono alle membra rilevate.

Nominato protostatuario, cioè scultore capo della Fabbrica, nel 1805, Rusca fu attivo per il Duomo fino alla morte, firmando statue di profeti per la facciata e di santi per le guglie: figure energiche influenzate dal manierismo di Pellegrino Tibaldi oppure interpretate con compostezza e grazia neoclassiche.

Autore di indubbie qualità tecnico-artistiche, Rusca lavorò non solo a Milano (per esempio all’Arco della Pace e in San Satiro) ma anche in altre località, tra le quali Novara. Qui, in San Gaudenzio, gli sono attribuite varie statue del braccio destro del transetto, come quella raffigurante “San Massimo” (1826-1829).