Il modello in gesso è oggi esposto in Museo nella sala intitolata alla Galleria di Camposanto (n. 14), luogo nel quale dal Seicento in poi la Veneranda Fabbrica ha custodito i gessi e le terrecotte preparatori delle statue elaborate per il Duomo.
Datata 1842, l’opera raffigura “San Giacomo minore”, apostolo e vescovo di Gerusalemme nel I secolo dopo la morte di Giacomo maggiore e la partenza di Pietro.
Il santo è rappresentato come un uomo barbato dalla lunga chioma riccioluta, con lo sguardo rivolto in basso verso la sua destra.
Abbigliato con una tunica e un manto dagli ampi panneggi, egli regge nella mano sinistra un lungo bastone, mentre con la destra trattiene sul petto un lembo del manto.
Stante su un sottile basamento con inscritto il suo nome, san Giacomo minore poggia il peso sulla gamba sinistra, mentre la destra risulta flessa e in posizione arretrata.
Modello preparatorio per una versione marmorea destinata all’altare di San Giovanni Evangelista in Duomo (ora altare del Sacro Cuore), nella navata laterale destra, l’opera fu eseguita dallo scultore milanese Giovanni Antonio Labus. Attivo per il Duomo dal 1827 fino quasi alla morte, in questo periodo l’artista realizzò per la Cattedrale numerose sculture: tra esse si ricordano per esempio il “David”, elaborato per l’altare di San Giuseppe (1842), e il “San Frontone” (1845) per il gugliotto Pestagalli.
In queste opere, secondo gli studiosi vicine ai risultati formali di Lorenzo Bartolini e Vincenzo Vela, si nota una fusione di idealismo e realismo sia nei volti sia nella resa del panneggio, nonché un’espressività e un pittoricismo intensi che testimoniano l’orientamento romantico dell’artista.
La statua in marmo di Candoglia del “San Giacomo minore” (1842), sempre eseguita da Labus, si trova oggi in Duomo nella nicchia di destra del già citato altare del Sacro Cuore.