Modelli scultorei

San Longino

di Marchesi Pompeo (Saltrio, 1789 - Milano, 1858)

Cronologia: 1833

Misure cm: 102 × 34 × 24

Materia e Tecnica: Gesso a tuttotondo

N. Inventario: MS347

Il modello in gesso è oggi esposto in Museo nella sala intitolata alla Galleria di Camposanto (n. 14), luogo nel quale dal Seicento in poi la Veneranda Fabbrica ha custodito i gessi e le terrecotte preparatori delle statue elaborate per il Duomo.

Datata 1833, l’opera raffigura “San Longino”, soldato romano che con la sua lancia trafisse il costato di Gesù crocifisso. Secondo la tradizione, la linfa che defluì dalla ferita guarì Longino da un’infermità agli occhi, portandolo alla conversione; in seguito, egli sarebbe caduto come martire per avere difeso la sua fede in Dio.

Il modello raffigura san Longino come un giovane con barba e chioma mosse. Il viso, dalla bocca socchiusa, è leggermente inclinato verso la destra della figura.

Abbigliato con un drappo che lascia scoperto il torace, il santo ha le mani intrecciate all’altezza del bacino.

Stante su un basamento poligonale con inscritto il suo nome, san Longino poggia il peso sulla gamba destra, mentre la sinistra risulta flessa e in posizione arretrata. Vicino alla gamba destra, sorretta sul retro da un sostegno, è visibile un elmo.

Grazie alle fonti d’archivio, è stato possibile attribuire l’opera a Pompeo Marchesi: originario di Saltrio, presso Varese, si formò all’Accademia milanese di Brera, dove vinse un soggiorno di studio a Roma durante il quale ebbe modo di confrontarsi sia con la statuaria antica sia con la produzione artistica di Antonio Canova, maestro del neoclassicismo.

Rientrato a Milano nel 1810, lo scultore inaugurò la sua lunga attività per il Duomo, durata quasi cinquant’anni e avviata con il colossale “San Filippo apostolo” per la facciata della Cattedrale, anch’esso oggi custodito in Museo nella sala dedicata all’Ottocento (n. 17).

Il gesso raffigurante san Longino fu invece eseguito da Marchesi come modello per una versione marmorea di maggiori dimensioni, collocata sulla cima di una guglia del Duomo e in seguito sostituita da una copia perché deteriorata.