La statuetta in terracotta è oggi esposta in Museo nella sala intitolata alla Galleria di Camposanto (n. 14), luogo nel quale dal Seicento in poi la Veneranda Fabbrica ha custodito i gessi e le terrecotte preparatori delle statue elaborate per il Duomo.
L’opera raffigura “San Moniale”, martire del IV secolo ucciso per avere difeso la sua fede in Dio, come un giovane uomo dalla lunga chioma mossa, con il viso dall’espressione assorta inclinato verso la sua destra.
Abbigliato con una tunica e un manto dagli ampi panneggi, il santo è colto nell’atto di incrociare le braccia sul petto.
Le lunghe vesti coprono del tutto il piede sinistro e parzialmente il destro: entrambi poggiano su un alto basamento con inscritto il nome del santo.
Eseguita nel 1844 come modello per una versione marmorea destinata al gugliotto Pestagalli del Duomo, progettato nel 1845, la statuetta è stata ricondotta dagli studiosi a Benedetto Cacciatori. Originario di Carrara e trasferitosi nel 1810 a Milano per i lavori dell’Arco della Pace, egli s’iscrisse all’Accademia di Brera e iniziò la sua attività per la Cattedrale nel 1823, terminandola quasi quarant’anni più tardi.
Scultore di fiducia dei Savoia nonché titolare della cattedra di scultura a Brera dal 1853, nella sua produzione Cacciatori non rinnegò mai la formazione neoclassica, anche se gli studiosi hanno evidenziato in essa una svolta naturalistica precisa e consapevole, dai tratti intimisti e vagamente romantici.
Una delle sue opere più celebri realizzate per il Duomo è la “Sant’Apollonia” in marmo di Candoglia (1856), decorante la nicchia destra dell’altare di Sant’Agata e tuttora in loco.
Definita uno dei più nobili esemplari della scultura ottocentesca lombarda in Cattedrale, la scultura fu elaborata da Cacciatori partendo da un modello in terracotta (1845), oggi esposto in Museo nella sala dedicata al XIX secolo (n. 17).