Raffigurante “San Nicola”, la scultura in marmo di Candoglia è databile al secondo quarto del Quattrocento. Proveniente dal capitello di un pilone del Duomo, si trova oggi esposta in Museo presso la sala n. 6, dedicata appunto alle statuette dei capitelli dei piloni.
Il santo, vescovo di Mira nell’attuale Turchia le cui reliquie si trovano a Bari dal 1087, è rappresentato con mitra, casula dall’ampio colletto bardato con nappe e lunga veste sottostante, che ricade abbondante sulla base della statua celando il resto del corpo.
Il visto paffuto appare segnato da piccole rughe agli angoli degli occhi, mentre la mano destra è in atto di benedire e la sinistra reca tre sfere d’oro, attributo del santo.
Per quanto riguarda il versante stilistico, gli studiosi attribuiscono il “San Nicola” a un allievo di Jacopino da Tradate, che ripete, semplificandoli, gli stilemi del maestro. Quest’ultimo, attivo per il Duomo dal 1401 al 1425, ottenne il favore della Veneranda Fabbrica sia per l’alto livello della sua produzione scultorea sia per le sue capacità direttive. Nel 1415, infatti, fu nominato scultore a vita presso l’ente e posto a capo di una bottega di formazione di giovani lapicidi, cioè gli artisti che si occupavano soprattutto delle sculture e dei bassorilievi destinati a capitelli, portali ecc.
Una delle sue opere più importanti realizzate per il Duomo è la statua raffigurante papa Martino V (1424), ancora oggi custodita in Cattedrale ed eseguita in ricordo della consacrazione dell’altare maggiore da parte del pontefice.
In essa emergono sia un’interpretazione classicheggiante della pienezza lombarda, come testimonia la morbida ricchezza del panneggio, sia una forte tensione naturalistica, che indaga tanto i particolari naturalistici quanto la psicologia del soggetto rappresentato.