Il “San Sebastiano” di Pietro Antonio Solari, realizzato fra 1480 e 1482 circa e custodito in Museo fin dalla sua apertura nel 1953, è oggi esposto nella sala dedicata all’età sforzesca (n. 7).
Scolpita in marmo di Candoglia e proveniente da un finestrone del lato nord del Duomo, la scultura raffigura il martire del IV secolo come un giovane uomo dall’espressione seria, con il volto incorniciato dalla chioma mossa.
Stante su un basamento circolare, il santo è legato a un tronco mediante corde ai polsi e alle caviglie, e indossa un perizoma che gli cinge i fianchi. Il corpo risulta disseminato da fori, nei quali erano originariamente inserite frecce metalliche: due di esse sono ancora presenti, rispettivamente al centro del ventre e sul lato destro dell’inguine.
Precedentemente ricondotto a Giovanni Antonio Piatti e Giovanni Benzoni in virtù dell’espressività severa che lo contraddistingue, il “San Sebastiano” è stato di recente attribuito a Pietro Antonio Solari: architetto della Cattedrale fra 1476 e 1485, fu anche scultore fedele alla tradizione lombarda, combinando nelle sue opere elementi gotici e rinascimentali. Si veda ad esempio la celebre “Madonna del coazzone” (1481-1485), eseguita per il Duomo e attualmente depositata presso il Museo d’Arte Antica del Castello Sforzesco.
La denominazione dell’opera, caratterizzata da un elevato livello di perizia tecnica, deriva dal termine dialettale “coazzone”, indicante la lunga treccia che scende sul dorso della Vergine, descritta da Solari come una cascata di riccioli attorcigliati.