Scultura

Santo con libro

di Monich Walter (documentato tra Milano, Orvieto, l’Aquila e Sulmona dal 1399 al 1412), ambito di

Cronologia: Primo decennio del XV secolo

Misure cm: 59 × 25 × 16

Materia e Tecnica: Marmo di Candoglia a tuttotondo

N. Inventario: ST117

Raffigurante un “Santo con libro”, la scultura in marmo di Candoglia è databile al primo decennio del Quattrocento. Proveniente dal capitello di un pilone nel braccio sinistro del capocroce del Duomo, si trova oggi esposta in Museo presso la sala n. 6, dedicata appunto alle statuette dei capitelli dei piloni.

Il santo, di età matura e con lunghi capelli e barba fluente, indossa una veste dalle ricche pieghe ricoperta da un mantello. Con la mano destra, quasi del tutto mancante, egli regge un libro altrettanto danneggiato, mentre con la sinistra si accarezza la barba: quest’ultima e la chioma appaiono definiti in lunghe ciocche, mentre il volto dall’espressione corrucciata e meditativa è caratterizzato da borse sotto gli occhi e dalla fronte stempiata con un grande boccolo isolato.

La testa è incassata tra le spalle, il corpo leggermente proteso in avanti ha la gamba destra leggermente avanzata con il ginocchio piegato e la punta del piede che si intravede sotto l’orlo della veste.

In generale, la figura assume una certa armonia di linee soprattutto se osservata dal lato sinistro, là dove l’incedere
curvo del personaggio trova un contrappunto nelle pieghe del mantello che l’avviluppano.

Per quanto riguarda l’autore, gli studiosi hanno attribuito il “Profeta” a uno scultore operante per il cantiere del Duomo nel primo decennio del Quattrocento, che ha come modelli le sculture di Walter Monich: quest’ultimo, originario di Monaco, dal 1403 al 1407 ricoprì in Cattedrale l’importante ruolo di caposquadra dei lapicidi, cioè gli artisti che si occupavano soprattutto delle sculture e dei bassorilievi destinati a capitelli, portali ecc. Sue opere esposte in Museo sono un “San Giovanni evangelista” (1406 circa) e un “San Giuda Taddeo” (1405-1409 circa).

Rispetto a Monich, lo scultore a cui si deve il “Santo con libro” ricorre a soluzioni meno armoniose, pur risultando capace di infondere una forte carica espressiva ai volti delle sue opere (si veda l’altro “Santo con libro”, sempre esposto in Museo nella sala ospitante le statuette dei capitelli dei piloni).