Raffigurante un “Santo con libro chiuso nella mano sinistra”, la scultura in marmo di Candoglia è databile alla fine del Trecento. Proveniente dal capitello di un pilone nel braccio sinistro del capocroce del Duomo, si trova oggi esposta in Museo presso la sala n. 6, dedicata appunto alle statuette dei capitelli dei piloni.
L’opera si contraddistingue per il netto squilibrio tra la testa e le mani, sproporzionate rispetto al resto del corpo: se, come accennato, la sinistra reca un libro chiuso, la destra è portata al petto.
Il capo in posizione obliqua, con volto allungato, sguardo rivolto verso il basso e a destra di chi guarda, naso e zigomi pronunciati e lunga barba, appare incorniciato da una ricercata chioma inanellata, segnata da ricci scompartiti in bande regolari che tendono a semplificarsi sul retro della testa, scendendo dalla nuca sul collo. La veste e il manto, percorsi da gonfi e turgidi panneggi che avvolgono interamente il corpo, ne nascondono in parte l’anatomia.
Per quanto riguarda il “Santo con libro chiuso nella mano sinistra”, gli studiosi hanno attribuito l’opera a uno scultore denominato “Maestro delle statuette N”, di probabile origine tedesca e ritenuto artefice di altre due sculture di stesso soggetto, una maschile e una femminile, anch’esse esposte in Museo: effettivamente, il confronto evidenzia delle analogie in alcuni dettagli (resa grafica delle capigliature, plasticità dei panneggi, spalle spioventi ecc.).
In particolare, il “Santo con libro chiuso nella mano sinistra” risulta caratterizzato da arcaismi e si contraddistingue per un’evidente goffaggine delle forme, dovuta facilmente più che a inabilità tecnica a una precisa volontà dell’artista di creare figure con una forte vena caricaturale, quasi grottesca.
Si tratta di un’opera stilisticamente ancora legata alla prima stagione della decorazione scultorea della Cattedrale, quando a emergere nella squadra degli scultori erano il lombardo Giacomo da Campione e il tedesco Hans Fernach.
Ed è proprio con i rilievi del portale d’ingresso alla sacrestia meridionale, eseguito da quest’ultimo, che il “Santo con libro chiuso nella mano sinistra” trova le affinità più significative.