La statuetta in terracotta, datata alla fine del Seicento e raffigurante la “Sibilla Cumea”, è oggi esposta in Museo nella sala intitolata alla Galleria di Camposanto (n. 14), luogo nel quale dal Seicento in poi la Veneranda Fabbrica ha custodito i gessi e le terrecotte preparatori delle statue elaborate per il Duomo.
L’opera rappresenta la Sibilla, veggente dell’antichità classica originaria di Cuma, città campana fondata alla fine dell’VIII secolo a.C., come una figura femminile acefala, stante su un basamento poligonale.
Abbigliata con una tunica e un manto dagli ampi panneggi, la Sibilla regge nella mano destra un cartiglio; la sinistra risulta invece mancante come il relativo braccio.
Eseguita secondo gli studiosi da uno scultore ignoto come modello per una versione marmorea destinata a un finestrone del fianco settentrionale del Duomo, stilisticamente la “Sibilla Cumea” rivela più di una tangenza con il linguaggio di Giuseppe Rusnati, dal 1693 protostatuario (cioè capo scultore) della Cattedrale.
Nello specifico, il panneggio raffinato della veste che ricade in balze ampie e pausate, dall’andamento quasi concentrico, presenta affinità con quelli delle due “Virtù” realizzate da Rusnati per la cappella di San Gaetano in Sant’Antonio Abate a Milano (1689 circa). Il Museo del Duomo custodisce varie opere di Rusnati, come per esempio il “David musico” in terracotta (1678 circa), esposto al pari della “Sibilla Cumea” nella sala della Galleria di Camposanto.