Croce di Chiaravalle
Uno splendente capolavoro veneziano
La Croce di Chiaravalle è una suggestiva opera di oreficeria liturgica custodita nella prima sala del Museo, ospitante parte delle suppellettili e dei paramenti sacri che costituiscono il Tesoro del Duomo (V-XVII secolo circa), di proprietà del Capitolo Metropolitano.
La croce, a forma latina dai bracci espansi e poggiante su un’asta lignea rivestita in rame dorato, fu realizzata a Venezia nel XIII secolo; Ottone Visconti, arcivescovo e signore di Milano dal 1277 al 1295, la donò verosimilmente all’Abbazia cistercense di Chiaravalle, dalla quale prende il nome. Qui rimase fino al 1797, quando venne trasferita a Milano presso il Monastero degli Oblati di San Celso, che in seguito la depositarono nel Tesoro della Cattedrale.
Il fronte e il retro dell’opera appaiono nettamente diversi: se il primo è infatti coperto da lastre in diaspro rosso con statuette in argento dorato, il secondo presenta invece lamine in argento sbalzato, cesellato e dorato protette da lastre trasparenti in cristallo di rocca. Lo stesso avviene anche nel nodo esagonale che collega fra loro la croce e l’asta.
Oltre a essere incorniciati, rispettivamente, da una filigrana in argento dorato e da lamine sempre argentee, entrambi i lati sono decorati con molteplici gemme e cammei antichi. Fra le pietre preziose, comprendenti rubini, smeraldi e zaffiri, spiccano sulla parte superiore del fronte quattro rarissimi zaffiri blu striati di bianco: simili a stelle, essi sono denominati “Trapiche” e costituiscono i primi esemplari conosciuti nella storia della gemmologia.

Le statuette del fronte raffigurano al centro Cristo crocifisso, affiancato dalla Vergine Maria e san Giovanni evangelista. Sopra il capo di Gesù si trovano due angeli e un cherubino, mentre ai suoi piedi sono collocati san Giovanni Battista e una coppia di regnanti in preghiera: in essi sono forse da riconoscere l’imperatore Costantino e sua madre Elena, legati al culto della Vera Croce.
Le lamine del retro rappresentano invece il giorno del Giudizio, con Cristo in posizione centrale circondato da angeli, santi e dal simbolo dell’Agnello di Dio; al di sotto di Gesù due defunti sorgono dalle tombe, mentre ancora più in basso sono situati, come sul fronte, un re e una regina che pregano.
Dal punto di vista stilistico, le invenzioni drammatiche e potenti che caratterizzano le statuette del fronte rimandano ai rilievi duecenteschi dell’arcone esterno della Basilica di San Marco a Venezia con le rappresentazioni dei mestieri. Si veda per esempio la figura di Cristo, incurvata come nei crocifissi bizantini ma dotata di particolari romanici quali la cesellatura della barba e della chioma.
Per quanto riguarda il retro, è stata individuata una forte influenza di modelli gotici stranieri sulla matrice bizantina, evidenti soprattutto nell’espressività dell’angelo che suona la tromba, nel volto di Cristo finemente lavorato, nell’iconografia dei santi Pietro e Paolo e nel contorno marcato che segna la figura di san Giovanni.
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