Gli Arazzi Gonzaga del Museo del Duomo
Sette protagonisti al centro di una trama sviluppatasi in epoche differenti. Una storia in cui si intrecciano l’ordito sontuoso degli arazzi originali con la minuzia di eleganti disegni eseguiti a china
La presenza di alcuni raffinati arazzi cinquecenteschi di origine mantovana all’interno del percorso del Museo del Duomo, nella sala n. 13, può destare la curiosità dei visitatori: scopriamone insieme l’affascinante vicenda.
1563: un prezioso dono dei Gonzaga a san Carlo
La storia della famosa serie degli Arazzi Gonzaga – di cui sopravvivono solo quattro esemplari su sette – ha origine nella metà del Cinquecento, quando con ogni probabilità il cardinale Ercole Gonzaga, di fatto reggente del Ducato di Mantova per conto del nipote adolescente Guglielmo Gonzaga (divenuto duca in giovanissima età, a soli dodici anni) commissionò le opere a Nicola Karcher (Bruxelles, 1497/1498 – Mantova, 1562), uno dei maggiori arazzieri del tempo, che realizzò gli arazzi su cartoni di Giovan Battista Bertani (Mantova, 1516-1576), allievo di Giulio Romano.
I sette filati nacquero dunque con uno scopo celebrativo della corte gonzaghesca e recano le insegne del Duca di Mantova. Fu proprio Guglielmo Gonzaga a donare la serie al cardinal Carlo Borromeo nel 1563 e fu lui a portarle a Milano.
Qualche anno più tardi, l’ormai Arcivescovo di Milano Carlo Borromeo omaggia le sette pregiate tappezzerie alla Veneranda Fabbrica del Duomo, in cambio della costruzione di alcune canoniche adiacenti al palazzo arcivescovile.
Un settecentesco catalogo tra le corti europee
Nel Settecento, a causa dei costi di manutenzione troppo alti e delle difficoltà conservative, la Fabbrica decise di sondare il terreno e ricercare possibili acquirenti interessati agli arazzi: a questo scopo commissionò all’artista Gaetano Le Poer i disegni preparatori a china e le lastre calcografiche in rame necessarie per le incisioni, raccolte in un volume. Eseguito in diverse versioni più o meno di pregio, esso si configurava come una sorta di “catalogo” che potesse agilmente illustrare gli arazzi nelle migliori Corti d’Europa. Tuttavia, la vendita della serie non andò mai a buon fine.
Un punto di svolta nella vicenda è l’incendio del 3 agosto 1906 che devasta il padiglione della Fabbrica presso la sede dell’Esposizione Universale di Milano. Tre dei sette arazzi si trovavano in quel momento in mostra per essere presentati al pubblico delle grandi occasioni: furono invece fatalmente distrutti dalle fiamme. Si tratta degli esemplari raffiguranti i soggetti: La raccolta della manna, Mosè davanti al faraone e La Pasqua degli Ebrei, da allora perduti per sempre.
I disegni e le matrici di Gaetano Le Poer consentono dunque di conoscere l’iconografia degli esemplari perduti nell’incendio e assumono un valore documentario inestimabile per il racconto di questa complessa storia, dagli intrecci davvero sorprendenti.
I sette disegni e le lastre calcografiche sono attualmente conservati nell’Archivio Storico della Veneranda Fabbrica del Duomo, insieme al volume settecentesco, rilegato in carta marmorizzata, uno degli esemplari sopravvissuti sino ad oggi e tra i cinque presenti in Italia.
Nel 2023 i disegni e le matrici – restaurati per l’occasione da Elena Allodi e Franco Blumer – sono stati il cuore dell’esposizione “Intrecci di seta, rame, inchiostro. La storia degli Arazzi Gonzaga”, tenutasi dal 27 gennaio al 2 maggio presso il Museo del Duomo. L’allestimento, realizzato con la collaborazione del Politecnico di Milano, è stato arricchito da un video a cura dalla Libera università di lingue e comunicazione IULM, in cui immagini, disegni grafici e una voce narrante hanno guidato il visitatore alla scoperta delle tappe più significative di questa coinvolgente vicenda.