Scopri la storia del dipinto esposto al Museo del Duomo
Il Miracolo di Clementina Crivelli Arese, custodito presso la sala del Museo dedicata all’età borromaica (n. 10), è un dipinto a tempera su tela. Realizzata nel 1610 da Giovanni Battista Crespi, detto il Cerano, l’imponente opera appartiene al famoso ciclo dei 52 Quadroni di San Carlo, commissionato alla Veneranda Fabbrica in occasione della beatificazione e della canonizzazione di Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano dal 1565 al 1584 e personalità fondamentale della riforma conciliare post-tridentina.
La serie – esposta ogni anno in Cattedrale in occasione della solennità liturgica di san Carlo (4 novembre) – è composta da 28 teleri dedicati ai Fatti della vita e delle opere del Borromeo più 26 dipinti di minori dimensioni, incentrati sui suoi Miracoli. Caratterizzati da uno stile in grado di combinare il gusto tardo manierista per i contrasti più accentuati con un concreto senso della realtà quotidiana tipicamente lombardo, i Quadroni furono eseguiti da vari artisti, fra i quali il Duchino, il Fiammenghino, Carlo Antonio e Giulio Cesare Procaccini; ma la personalità più importante coinvolta nel progetto è sicuramente il Cerano, sensibile interprete artistico del clima della Controriforma che, nel biennio 1628-1629, avrebbe firmato i sei grandi monocromi preparatori per i rilievi marmorei delle sovrapporte della Cattedrale, anch’essi custoditi in Museo nella sala n. 10 come il Miracolo di Clementina Crivelli Arese.
Il dipinto, una tempera su tela di forma quadrata che misura 240 x 230 cm, coglie il momento successivo all’avvenuto miracolo compiuto da san Carlo: come narra Giovanni Pietro Giussano, una camicia del Borromeo custodita come reliquia dalla nobildonna milanese Clementina Crivelli Arese salvò quest’ultima e suo figlio da un parto che si preannunciava fatale per entrambi.
Nell’opera Clementina, in secondo piano a destra, giace su un sontuoso letto a baldacchino dopo lo scampato pericolo, rivolgendo lo sguardo verso un’anziana fantesca: quest’ultima, di profilo sulla sinistra, sta discostando dal suo corpo la reliquia della camicia del santo, indossata durante il parto.
Alle spalle della fantesca quattro donne, una delle quali di profilo e riccamente vestita, osservano la scena, mentre in primo piano una giovane servitrice di spalle offre alla puerpera un vassoio di frutta. Alla sua destra, in basso, un bacile metallico pieno d’acqua è poggiato su un tavolo.
A seguito di un recente restauro, risultano meglio visibili i volti delle donne a sinistra, e grazie all’eliminazione della ridipintura sulla coperta verde è inoltre possibile avere una corretta visione dello scorcio prospettico elaborato da Cerano, apprezzando anche l’intensità dei colori.
Il dipinto era in origine completato sulla destra da una porzione raffigurante il neonato fra le braccia della nutrice, della quale è possibile scorgere l’accenno di un piede vicino al bacile: acquistato agli inizi del Novecento dal marchese Matteo Campori, il frammento è oggi esposto presso il Museo Civico di Modena con il titolo La Carità.
Un’elaborazione digitale creata della Galleria Civica ha riunito il frammento alla tela principale, permettendo di ammirare il Miracolo di Clementina Crivelli Arese nel suo aspetto originario.