
L’Assunta
Due sculture di Luciano Minguzzi
La statuetta in gesso patinato, databile fra 1958 e 1961 e oggi custodita presso il deposito del Museo, è il primo bozzetto raffigurante L’Assunta eseguito da Luciano Minguzzi per la quinta porta del Duomo, cioè la prima a destra in facciata.
Nel 1950 la Veneranda Fabbrica aveva infatti indetto un concorso nazionale per la realizzazione della porta, avente come tema Origine e vicende del Duomo.
Dopo un travagliato percorso l’opera fu compiuta fra 1957 e 1964 da Minguzzi, artista bolognese impegnato in una ricerca basata su una figurazione densa di accenti espressivi: uno stile ben esemplificato da L’Assunta, che rappresenta la Vergine Maria nel momento dell’Assunzione, cioè della sua ascesa al cielo. La figura, protesa verso l’alto, ha il volto con gli occhi chiusi e la bocca semiaperta, mentre la testa è coperta da un copricapo d’ispirazione medievale.
Al di sopra di quest’ultimo si trova un’aureola decorata con incisioni. Le mani, mancanti, erano probabilmente giunte in preghiera.
L’Assunta indossa una veste rigonfia agitata dal vento, che lascia i piedi scoperti.
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La seconda versione dell’opera

La scultura non incontrò il favore della Fabbrica, che chiese quindi a Minguzzi di realizzare un secondo bozzetto, creato nel 1963 e fuso in bronzo l’anno successivo: anch’esso, come il precedente, risulta oggi depositato. In questa versione la Vergine presenta le mani sottili giunte in preghiera e suo il capo è coperto da un velo i cui lembi laterali appaiono mossi dal vento, al pari della veste.
Secondo il progetto originario della quinta porta, la figura de L’Assunta avrebbe dovuto trovarsi al centro dell’architrave, insieme a sei personaggi chiave della storia plurisecolare del Duomo (Antonio da Saluzzo, Martino V, Pio XII, Ildefonso Schuster, san Carlo Borromeo e Gian Galeazzo Visconti).
Nemmeno nella sua seconda proposta la scultura di Minguzzi fu però mai ultimata, perché si decise di sostituirla con lo stemma papale di Paolo VI, come si può vedere dal sottostante confronto fra il primo bozzetto dell’opera, oggi custodito nell’ultima sala del Museo (la numero 20), e la porta vera e propria, inaugurata il 6 gennaio 1965.
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