San Carlo in processione con il Santo Chiodo
Un dipinto di arte e fede
San Carlo in processione con il Santo Chiodo, esposto in Museo presso la sala dedicata alla fine dell’età borromaica (n. 11), è un dipinto a olio su tela eseguito entro il primo quarto del Seicento da Fede Galizia, celebre pittrice di origini cremonesi documentata a Milano dal 1587 al 1630. L’opera, con molta probabilità realizzata su commissione dei padri teatini milanesi di Sant’Antonio, fu acquistata dalla Veneranda Fabbrica nel 1919: di forma rettangolare, essa rappresenta la processione organizzata il 6 ottobre 1576 da Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano proclamato santo nel 1610, per chiedere a Dio la fine della pestilenza che aveva colpito la città.
In primo piano si staglia Borromeo, che regge fra le mani il Santo Chiodo inserito all’interno di una croce lignea. Collocato sulla volta sopra l’Altare Maggiore del Duomo, dove si trova tuttora, il Santo Chiodo proviene dalla Croce di Cristo ed è una delle reliquie più importanti fra quelle custodite in Cattedrale. Il religioso, i cui occhi pieni di lacrime sono rivolti verso il Santo Chiodo, indossa talare e rocchetto bianchi, mozzetta rossa e cappa pontificia pavonazza con il cappuccio calato sul viso. La corda al collo e i piedi scalzi, con l’alluce destro ferito, sottolineano il carattere penitenziale della processione.
Al di sopra della sua figura, davanti a un raggio di luce che fende il cielo terreo, volano due angioletti: quello di destra reca il galero, copricapo cardinalizio, mentre quello di sinistra tiene in una mano un rametto d’ulivo, segno di pace da parte di Dio, e nell’altro una spada con la lama rivolta verso l’alto (simbolo della giustizia divina). Alle spalle dell’arcivescovo si apre la piazza del Duomo, sulla quale si affacciano a destra l’isolato del Rebecchino e Palazzo Ducale e a sinistra la Cattedrale: di quest’ultima si notano in particolare il campanile, il tiburio e la facciata tardo trecentesca, ultimo residuo dell’antica basilica di Santa Maria Maggiore demolita per far posto al nuovo Duomo.
La piazza è inoltre attraversata dal corteo di fedeli che sta rientrando in Cattedrale: se a destra è possibile individuare cinque canonici abbigliati come Borromeo, il gruppo di sinistra porta con sé croci processionali e candele. Questi personaggi sono resi con poche pennellate e una tavolozza che tende al monocromo all’aumentare della distanza dall’osservatore. Caratterizzato da una grande attenzione ai dettagli, il dipinto di Fede Galizia è particolarmente rilevante per la testimonianza che offre dell’aspetto del Duomo e della sua piazza nell’ultimo quarto del Cinquecento. Si osservi, nello specifico, la facciata di Santa Maria Maggiore: decorata da un gioco policromo di marmi bianchi e neri e da un protiro con leoni stilofori, essa appare coronata da una particolare cornice curva. In queste forme la sua immagine fu utilizzata per molto tempo come simbolo della Veneranda Fabbrica. Ciò è attestato per esempio da uno stemma quattrocentesco in marmo di Candoglia custodito nella sala n. 3 del Museo, dedicata alle origini della Cattedrale.
Il Santo Chiodo e il rito della Nivola
La presenza del Santo Chiodo, che come si è visto fu portato in processione da san Carlo Borromeo nel 1576, è segnalata in Duomo da una luce rossa sulla volta soprastante l’Altare Maggiore, dove la preziosa reliquia è conservata. Secondo la tradizione essa proviene dalla Croce di Cristo e fu rinvenuta a Gerusalemme nel IV secolo da Elena, madre dell’imperatore Costantino che la portò a Milano, all’epoca capitale dell’Impero Romano.
Attestato in Cattedrale dal 1461, ogni anno il Santo Chiodo è al centro di una suggestiva cerimonia che si svolge il sabato prima del 14 settembre, giorno dedicato all’Esaltazione della Croce. Durante il rito l’Arcivescovo sale sulla Nivola, una sorta di “ascensore” a forma di nuvola con angeli e nubi dipinte, e viene issato a 45 metri di altezza per prendere il Santo Chiodo, protetto da una teca di cristallo. Una volta portata a terra la reliquia è esposta accanto all’Altare Maggiore, dove rimane in vista per 40 ore in occasione della celebrazione del Triduo del Santo Chiodo.