Sant’Ambrogio
Un’effige seicentesca del patrono di Milano

Il Sant’Ambrogio è una scultura in marmo di Candoglia custodita nella decima sala del Museo, dedicata all’arte dell’età borromaica: questa espressione indica il periodo degli episcopati di Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano dal 1565 al 1584 proclamato santo nel 1610, e del cugino Federico (1595 – 1631).
La statua fu realizzata nel 1605 su commissione della Veneranda Fabbrica da Marco Antonio Prestinari: originario di Claino, sul lago di Lugano, egli lavorò per il cantiere del Duomo dal 1605 al 1621, anno della sua morte.
Molto apprezzato dal cardinale Federico Borromeo, Prestinari fu uno scultore di forte impronta classicista e michelangiolesca, alla quale si aggiunse un certo leonardismo che andava incontro al gusto del religioso.
Nella sua prima opera monumentale eseguita per la Cattedrale e proveniente dal capitello di un pilone, l’artista rappresenta appunto sant’Ambrogio (IV secolo): dottore della Chiesa, vescovo e patrono di Milano, fu guida autorevole dell’episcopato dell’Italia del Nord. Strenuo avversario degli eretici, in particolare gli ariani, difese il primato della Chiesa di Roma entrando spesso in contrasto con il potere imperiale, che secondo lui doveva essere considerato dentro la Chiesa e non al di sopra di essa.
Il santo è raffigurato da Prestinari come un vescovo maturo dallo sguardo intenso, con barba e capelli ricciuti. Abbigliato con mitra sul capo, tunica, casula e stola, egli brandisce nella mano destra uno staffile, frusta impiegata contro i suoi avversari, mentre la sinistra stringe un oggetto lacunoso (forse un crocifisso). Le vesti sono descritte con grande attenzione ai particolari, come le gemme che decorano la mitra e le nappine pendenti dai guanti. Sant’Ambrogio, il cui movimento dell’anca suggerisce l’avanzamento in avanti, poggia su un basamento circolare.
Dal punto di vista stilistico gli studiosi hanno sottolineato la gravità e l’eleganza della statua, così come la lavorazione molto sorvegliata del marmo: si veda per esempio il particolare sofisticato dell’increspatura dei guanti in corrispondenza delle nocche.
Marco Antonio Prestinari e i rilievi del tornacoro
Insieme ai colleghi Giovan Andrea Biffi e Giovan Battista Bellandi, Prestinari partecipò alla realizzazione dei 17 rilievi marmorei con le Storie della Vergine che ancora oggi impreziosiscono la cinta del coro del Duomo.
Eseguite in marmo di Carrara durante un arco temporale che va dal 1610 circa alla fine degli anni Venti, queste pregevoli opere costituiscono uno dei più importanti cicli lombardi della scultura d’inizio Seicento, nel quale permangono ancora modalità compositive ed espressive tipicamente tardo-manieristiche. Prestinari, in particolare, fu autore di quattro rilievi: la Natività (qui riprodotta nel banner soprastante) e lo Sposalizio di Maria, il Sogno di Giuseppe e la Natività di Gesù, conclusa da Bellandi.
In queste opere dalle composizioni animate, le figure affusolate sono inserite all’interno di uno spazio comprendente tutti i livelli di profondità, dal tutto tondo allo stiacciato. Nella galleria sottostante è possibile ammirare la Visitazione, la Purificazione della Vergine e la Fuga in Egitto di Giovan Andrea Biffi e le Nozze di Cana di Giovanni Bellandi.



