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La solenne celebrazione del Giovedì santo in Duomo

La Benedizione degli Oli e la Messa vespertina «nella Cena del Signore»

Impresa Tecnoeditoriale Lombarda S
19 Marzo Mar 2019 1736 19 marzo 2019

La mattina del Giovedì Santo, il Duomo si trasforma in autentico centro liturgico di tutta la Chiesa ambrosiana: qui converge l’intero presbiterio diocesano per concelebrare con l’Arcivescovo la solenne Messa del Crisma, durante la quale si consacra il Crisma e si benedicono l’Olio dei Catecumeni e l’Olio degli Infermi.

È il bianco il colore dei paramenti utilizzati dall’Arcivescovo, unica eccezione rituale in questi giorni. Caratteristica ambrosiana per tutta la Settimana Santa è, infatti, l’uso del colore liturgico rosso: più che sull’aspetto penitenziale, che ha predominato durante la Quaresima, l’accento si sposta quindi sul Mistero del Corpo dato e del Sangue sparso, nonché sulla centralità della Croce e della Passione redentrice.

All’offertorio, insieme al pane e al vino, vengono processionalmente recate all’altare le anfore contenenti gli Oli, la cui benedizione ha conservato, nella liturgia ambrosiana, la collocazione tradizionale: prima della Preghiera eucaristica la consacrazione del Crisma e la benedizione dell’Olio dei Catecumeni, e solo prima che la Preghiera eucaristica si concluda la benedizione dell’Olio degli infermi.

Al momento di consacrare il Crisma, l’Arcivescovo infonde nell’anfora balsami ed essenze profumate, e compie l’antico rito dell’insufflatio, soffiando sull’olio da consacrare.

Al termine della Messa, gli Oli benedetti vengono portati presso la Sacrestia del Duomo, dove restano a disposizione di tutte le Parrocchie della Diocesi, per l’amministrazione dei Sacramenti nel corso dell’intero anno.

La celebrazione vespertina «nella Cena del Signore» dà inizio al Sacro Triduo Pasquale, nel quale si commemorano la Passione, Morte e Risurrezione di Gesù.

La Messa è preceduta dal rito della Lavanda dei piedi che, richiamando l’umile gesto con cui Gesù ha prefigurato il dono totale di sé nella sua Passione, proclama il primato del servizio.

La liturgia ripercorre i momenti iniziali della Passione del Signore, dall’ultima Cena fino al rinnegamento di Pietro. La celebrazione eucaristica è inserita nella preghiera dei Vespri e si apre con il rito del lucernario, accompagnato dall’accensione delle luci della chiesa e dall’offerta dell’incenso. Dopo la proclamazione della Passione secondo Matteo e l’omelia dell’Arcivescovo, viene cantata l’antifona Cenæ tuæ: un testo antichissimo, tradotto direttamente da un originale bizantino del VI secolo, che solo la tradizione ambrosiana possiede in Occidente. In esso si ricorda la mistica Cena a cui Cristo invita il fedele e il bacio traditore di Giuda. Suggestiva è anche la cornice coreografica in cui si svolge questo canto, che ci introduce nella liturgia eucaristica: lo eseguono infatti i pueri cantores della Cappella Musicale, disposti a corona attorno all’altare, simbolo di Cristo. La liturgia milanese ha conservato, similmente a quanto avviene nella Veglia pasquale, anche un testo proprio per il Canone eucaristico.

Infine, dopo la Comunione, l’Arcivescovo reca processionalmente l’Eucaristia al luogo della riposizione, presso l’altare laterale della Madonna dell’Albero, dove i fedeli si alterneranno in silenziosa adorazione fino all’inizio della Veglia pasquale. Anticamente questo rito era celebrato «pro sepultura dominica rapræsentanda», quasi per ripresentare la Sepoltura del Signore: di qui si generò, soprattutto nell’ambito della religiosità popolare, la devozione della visita ai “Sepolcri”. Un piccolo particolare sopravvive di questa lettura allegorica della riposizione dell’Eucaristia: durante la processione, l’Arcivescovo copre la pisside avvolgendola con i lembi del velo omerale, alludendo al gesto compiuto da Giuseppe d’Arimatea che, secondo i Vangeli, avvolse il corpo di Gesù nella sindone, prima di deporlo nel sepolcro.