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Uno splendore segno di forza e di resistenza

Le molteplici “indorature” della Madonnina

Dall’alto del Duomo di Milano a protezione della Città

04 Montaggio Corona Restaurata
23 Aprile Apr 2019 1721 23 aprile 2019

Il motivo poetico ispiratore degli Almanacchi meneghini è la Madonnina, risplendente come il sole “Indorata de noeuv”.

Ma “indorare la Madonnina del Domm di Milan” non è impresa facile, come riporta il corriere milanese il 19 agosto del 1939. Dorare nella quieta immobile aria di un laboratorio è cosa di tutti i giorni, ma dorare a più di cento metri di altezza dove le correnti d’aria sono forti, nel regno della vertigine dove non può avventurarsi chi soffre di horror vacui, è un’altra storia.

Se volassero via per una raffica i fogli d’oro? Se il vento portasse con sé, chissà dove, quelle auree pagine senza righe? Se i passanti di Piazza Duomo vedessero improvvisamente volteggiare nell’aria i fogli d’oro destinati alla Madonnina? Non è uno scherzo come si potrebbe credere […] Sapete qual è l’ora ideale per cominciare il lavoro? Le sei del mattino; allorché se il tempo è bello, una quiete sovrana regna nell’aria. In quell’ora quando soltanto la gente mattiniera è fuori di casa, e nel Duomo sono soltanto i fedeli delle ore antilucane, si può cominciare a vestire la Madonnina d’oro ”.

Ridoratura della Madonnina a confronto tra 1939 e 2012

Già nel 1774 la Madonnina dorata fu posata sulla Guglia Maggiore come si legge negli annali della Fabbrica di venerdì 30 dicembre dello stesso anno: “Il rettore partecipa di aver fatto indorare e collocare in cima alla gran guglia la statua della beata Vergine, e che quest'opera ha meritato l'universale applauso”.

Nel 1830 la prima doratura del manto, preparato con 156 “libretti” di 25 fogli l’uno in oro zecchino.

La successiva doratura risale al 1906, anno dell’Esposizione Internazionale. In previsione di un’eccezionale affluenza di forestieri che sarebbero saliti fino alla guglia maggiore, la direzione dei tecnici della Veneranda Fabbrica del Duomo si occupò di eseguire studi, lavori di consolidamento, rinforzo, ripulitura e infine doratura.

Tornando al 1939 , già il 12 marzo fremeva l’attesa della “ridoratura” poiché chi guardava in quel tempo il Duomo, con il naso all’insù, non vedeva più splendere al sole l’effige dell’amorevole Protezione meneghina, così decantata nelle nostalgiche poesie. Una patina piuttosto scura offuscava lo splendore del manto dorato: “un giuoco d’ombra”, un appannarsi e scrostarsi della doratura in alcuni punti per le polveri, in altre per gli agenti atmosferici che avevano prodotto macchie e depositi. Anche il passaggio di un fulmine aveva poco prima “insultato” il sottilissimo rivestimento dorato ottenuto sul rame a mordente (distendendo l’oro in impalpabili fogli sopra la superficie e nelle pieghe della modellatura, dopo adeguata preparazione adesiva).

Il 7 settembre 1939 la stampa annuncia una vera e propria “Festa di Luce” per la vigilia della festività di Maria, occasione propizia per investire di luminosità la guglia maggiore su cui la Madonnina avrebbe sfavillato nel suo nuovo aureo rivestimento. Le pagine dei quotidiani riportano l’andamento dei cantieri, raccontando il procedere incessante dei lavori: dalla raschiatura del vecchio strato d’oro consunto, all’applicazione della nuova laminatura. Al completamento di queste ultime fasi, si sarebbe proceduto anche alla rimozione delle impalcature che ingabbiavano la statua, una nuvola di ferro, lasciando solo quelle necessarie al rinforzo dei tiranti interni di sostegno (non cambiati dal 1774) e al rinnovamento dei gradini in marmo sino alla vetta.

Tali laboriose opere richiesero un’assidua consultazione dei grafici del sismografo esistente sulla seconda terrazzina circolare della guglia, che tracciava diagrammi tramite la punta di un ago assicurato ad una lunga asta a pendolo oscillante nel corpo cavo della Madonnina, ma che non rivelarono mai oscillazioni superiori alla normalità.

Inoltre prima della liberazione della Madonnina dai ponteggi il Cardinale Schuster annunciò la Sua volontà di riporre nel manto della Vergine le reliquie della Santa Croce, della Madonna, di Sant’Ambrogio e di San Carlo con una pergamena di cui l’epigrafe latina venne dettata dallo stesso cardinale. Le reliquie furono quindi inserite “in una scatoletta assicurata ad anelli nell’interno delle volute del manto dorato, insieme alla pergamena sigillata in un tubo di cristallo”.

Il 7 settembre alle ore 18.00, dopo i lavori di doratura, al suono di una tromba, la statua della Madonnina fu scoperta su ordine del cardinale che benedì la statua e indirizzò una preghiera della liturgia ambrosiana per la difesa e la protezione della città di Milano, benedicendo infine tutti i fedeli accorsi.

Alla suggestiva cerimonia assisteva, dal sagrato e dalle adiacenze del Duomo una folla che, dopo lo scoprimento della statua, ha avuto manifestazioni di festosa sorpresa e di giubilo, ed ha pure applaudito”.

Fu poi nel marzo del 1967 che un parafulmine rimase danneggiato da una folgore, occasione che portò i tecnici della Veneranda Fabbrica ad effettuare un’attenta ricognizione della statua dai risultati inevitabili. L’armatura interna della Madonnina risultava gravemente corrosa dallo smog, l’intero complesso sottoposto per circa due secoli alla naturale azione dell’atmosfera, si era arrugginito, inoltre negli ultimi anni quell’armatura aveva dovuto fare i conti non soltanto con l’umidità, ma con i vapori acidi di cui l’atmosfera cittadina si era particolarmente impregnata. L’inquinamento aveva fortemente intaccato la doratura risalente alla fine degli anni ‘30, protetta per lo più con teloni impermeabili durante il periodo della guerra, in modo tale da eliminare il luccichio e quindi scongiurare il pericolo di riconoscimento da parte degli aerei nemici. Il solo particolare che presentava ancora condizioni soddisfacenti risultò il modellato in lastre di rame di notevole spessore.

Considerata quindi la situazione, la Madonnina fu sottoposta ad un intervento radicale: l’estrazione della vetusta armatura di ferro e la sostituzione con una nuova in acciaio inossidabile, operazione dal costo di 11 mila quattrocento lire. Per quanto concerne la doratura fu deciso in un secondo momento, in accordo con la Soprintendenza di procedere con il rifacimento delle parti più danneggiate, fra cui le mani che un fulmine attraversò, bruciando la foglia d’oro di cui erano ricoperte.

La Madonnina scende dalla cima del Duomo”, “La Madonnina in vacanza sino ai primi di settembre”, “Affidata alle cure dei restauratori” sono alcuni dei titoli e sottotitoli del giugno 1967; gli specialisti della Veneranda Fabbrica procedettero in poche ore, tolsero i bulloni di rame e i chiodi ribattuti per procedere, dopo lo smontaggio, ad un esame accurato dei particolari che avevano reso indispensabile la sostituzione dell’armatura, perfetta fino al 1961 e protetta da uno strato di minio. In 5 anni lo smog aveva purtroppo corroso la struttura, sintomo del progressivo e preoccupante tasso di inquinamento della città.

Il 26 luglio dello stesso anno tecnici e specialisti della Veneranda Fabbrica, librati a oltre cento metri dal suolo su incastellature da vertigine, avevano già ricominciato il montaggio: uno scheletro nuovo, una complessa orditura di oltre 600 chili protetta con speciali vernici, 29 pezzi imbullonati, nuovamente dorati con 5750 foglietti d’oro, 8X8 cm, dal peso complessivo di 265 grammi.

Il 17 agosto 1967 il Corriere Milanese proclama in occasione della natività della Vergine (15 agosto) il ripristino dell’impianto di illuminazione della Madonnina a seguito della nuova doratura: “Risplende sul Duomo la Madonnina illuminata”. Un evento che segnò una tappa fondamentale per la Fabbrica e per la statua simbolo dorato di Milano dal 1774.

La struttura interna, ripristinata nel 1967, è stata quindi nuovamente sottoposta a innovativi controlli nel 2012 in vista di Expo, anno in cui la Veneranda Fabbrica ha pianificato un poderoso piano di restauri, con l’apertura di 18 cantieri.

Nell’autunno sono stati smontati alcuni elementi di rame sbalzato costituenti il basamento della statua per verificarne l’armatura.

Risultata in buona salute, è stata semplicemente protetta, mentre la superficie esterna ha visualizzato ampie zone di degrado interessate dalla presenza di prodotti della corrosione del rame e dal deterioramento del rivestimento a foglia d’oro. Il rame è stato ripulito, protetto con stesura di medium acrilico colorato e infine ricoperto con applicazione di foglia d’oro titolo 999.9/1000. Nelle zone soggette a maggiore dilavamento la stesura è avvenuta a più spessori.

L’intervento ha comportato 398 ore di lavoro di un restauratore specializzato in quota, che ha operato parzialmente in sospensione e altrettante ore di personale di supporto, oltre a 350 grammi di oro.

Nel 2013 e 2014 è continuato il restauro della Guglia Maggiore, dove l’intervento sulla statua della Madonnina nella cuspide e nelle parti superiori e centrali è terminato. Si è trattato di un impegno sviluppatosi per estensione in oltre 30 metri di altezza.

Per tre anni dal 2012 è proseguita inoltre la collaborazione con l’Istituto di Meccanica del Politecnico di Milano per l’acquisizione dei dati di monitoraggio e la visualizzazione degli stessi su pc di cantiere e in remoto, per permettere di svolgere tutte le azioni in sicurezza; sono proseguite le indagini scientifiche e strutturali per valutare il comportamento strutturale al termine del restauro, con studi comparativi del comportamento dinamico della struttura prima, durante e al termine dell’intervento, che hanno dato confortanti indicazioni sulle scelte adottate in corso d’opera e sulla risposta strutturale delle aree in cui sono terminati gli interventi.

E’ proseguita la definizione 3D di tutte le parti costituenti l’insieme (più di 6000 blocchi) con l’aggiornamento degli interventi effettuati e con il collegamento e acquisizione del materiale documentario fotografico e di cantiere e l’implementazione di un sistema informatico particolarmente aggiornato che permette interattività tra modello tridimensionale, dati dell’ufficio tecnico, del cantiere e documentazione di archivio.

I Grandi Cantieri della Veneranda Fabbrica, attivi da oltre sei secoli senza sosta, continuano ancora a lavorare quotidianamente sul Monumento con grande cura e senso di responsabilità, unendo il sapere antico delle maestranze che vi hanno operato generazione per generazione, alle più sofisticate tecnologie per la lavorazione della pietra e la conservazione del Duomo.