Il portale della sacrestia capitolare: alle origini del Duomo
Una meravigliosa opera della fine del ‘300
I portali di sacrestia del Duomo di Milano sono le prime opere scolpite all’interno della struttura architettonica della Cattedrale.
Scolpiti in marmo e di complessa attribuzione, in origine entrambi erano rivestiti da decorazioni anche in foglia d’oro, azzurro oltremare, rosso e bruno e piccole parti in metallo dorato e finte pietre preziose. Non è difficile immaginarne lo stupefacente effetto nella penombra del Duomo, poco discosto dalla luce delle vetrate; tuttavia, i portali di sacrestia, con il loro delicato e finissimo intarsio, non cessano di incantare i milioni di visitatori che ogni anno visitano la Cattedrale.
Il portale della sacrestia capitolare (sud), certamente iniziato nel 1391, è opera caratteristica della scultura lombarda della fine del Trecento. Lungo l’architrave inferiore, appaiono le testine dei profeti. Simile ad un antico e prezioso reliquario, tra due guglie, il sovrapporta a ogiva è opera di Hans Fernach, maestro indicato dai documenti come di origine campionese, ma sicuramente a lungo formatosi in terra renana o discendente di campionesi colà trasferitisi, tanto da assumere un cognome locale e ben conosciuto a Colonia, se in questa città fu inviato dalla Veneranda Fabbrica nel 1391 per cercarvi un esperto ingegnere.
Poggiante sulla cornice scolpita con le vergini sagge e le vergini stolte, l’ogiva è verticalmente tripartita nelle scene (dal basso): il Compianto sul Cristo morto, la Madonna col Bambino in trono fra due santi e la Madonna in gloria, raffigurata tra clero e popolo. Lungo le due ghiere dell’arco, sono scolpiti a forte rilievo sei episodi della vita della Vergine (dall’Annunciazione alla Strage degli Innocenti). Il coronamento superiore presenta invece motivi ornamentali tipici della scultura del Duomo: dalle foglie gotiche (o “gattoni”) nasce il fiore gotico (o “fiocco”), sostenente a sua volta il Cristo in croce adorato dagli angeli. La composizione iconografica di quest’ultimo è fortemente nordica.
Uno straordinario capolavoro di fede e di arte, frutto dell’appassionato ingegno del primo cantiere della Cattedrale, vero e proprio laboratorio e centro d’incontro per maestranze provenienti da tutta Europa.