L’opera, oggi esposta in Museo nella sala dedicata ai modelli architettonici commissionati nei secoli dalla Veneranda Fabbrica (n. 19), rappresenta la semi facciata destra del Duomo in scala 1:22, secondo l’irrealizzato progetto dell’architetto Carlo Buzzi (1653).
Alla metà del Seicento, infatti, la facciata del Duomo coincideva ancora in gran parte con quella dell’antica Cattedrale di Santa Maria Maggiore, e gli architetti dell’epoca discutevano su quale stile adottare per il suo rinnovamento: se Francesco Maria Richini proponeva una facciata di gusto classicheggiante, sulla scia del progetto cinquecentesco di Pellegrino Tibaldi, Carlo Buzzi sosteneva una ripresa delle forme gotiche impiegate per il Duomo fin dalle origini, mentre Francesco Castelli optava per una sintesi delle due correnti.
Nel suo modello in legno di tiglio, forse eseguito dall’intagliatore Carlo Canevesio intorno al 1654 e modificato nel Settecento, l’architetto della Fabbrica Buzzi introduce sulla facciata i caratteristici contrafforti, raddoppiati al centro e ai lati, che sostituiscono le monumentali colonne e trabeazioni dei precedenti progetti, elaborati da Tibaldi e Richini.
Nel modello di Buzzi, inoltre, il finestrone centrale e le aperture laterali si allungano fino a diventare ogivali, così come le basi dei contrafforti perdono le dieci statue previste da Tibaldi in poi nello spazio centrale del basamento per acquistare altrettanti bassorilievi (cinque per semi facciata).
Al netto del vivace dibattito tra Buzzi, Richini e Castelli, la facciata del Duomo sarebbe stata completata solo all’inizio dell’Ottocento, in uno stile composito frutto dell’eclettica mescolanza di diversi progetti.