Il modello in gesso è oggi esposto in Museo nella sala intitolata alla Galleria di Camposanto (n. 14), luogo nel quale dal Seicento in poi la Veneranda Fabbrica ha custodito i gessi e le terrecotte preparatori delle statue elaborate per il Duomo.
Datata 1866, l’opera raffigura “San Lazzaro pittore”, monaco armeno e pittore di icone sacre che, nel IX secolo, si rifiutò di distruggere i suoi dipinti su ordine dell’imperatore iconoclasta Teofilo. Per questo motivo fu sottoposto ad atroci torture, alle quali sopravvisse.
Egli è rappresentato come un uomo barbato dallo sguardo assorto, rivolto verso la sua destra.
Abbigliato con un saio e un mantello minuziosamente descritto (si vedano i particolari di bottoni e asole), il santo reggeva in origine un pennello nella mano destra e una tavolozza nella sinistra.
Stante su un basamento poligonale, san Lazzaro pittore poggia il peso sulla gamba sinistra, mentre la destra è flessa in avanti.
Eseguita come modello per una versione marmorea destinata a un finestrone dell’area absidale del Duomo,
l’opera è stata ricondotta dagli studiosi a Luigi Vimercati: milanese, si formò all’Accademia di Brera con Benedetto Cacciatori, anch’egli attivo per la Cattedrale. Oltre che per il Duomo, Vimercati lavorò a Milano presso il Cimitero Monumentale. Nelle sue opere subì molto l’influenza del maestro Cacciatori e di Abbondio Sangiorgio, soprattutto per quanto riguarda i panneggi sapientemente modellati e i visi dai lineamenti puri.