Modelli scultorei

Santa Seconda

di Croff Giuseppe (Milano, 1810 - Torno, 1869)

Cronologia: 1864

Misure cm: 99 × 29 × 25

Materia e Tecnica: Gesso a tuttotondo

N. Inventario: MS335

Raffigurante “Santa Seconda” e databile al 1864, il modello in gesso fu realizzato come prova preparatoria per una scultura marmorea di stesso soggetto (1865), destinata a decorare uno dei finestroni del fianco meridionale del Duomo.

Il modello, oggi esposto nella sala del Museo dedicata all’Ottocento (n. 17), fu eseguito come la statua in marmo da Giuseppe Croff: milanese, egli si formò all’Accademia di Brera con Pompeo Marchesi, il cui insegnamento determinò in senso decisamente neoclassico l’orientamento della scultura lombarda fino alla metà dell’Ottocento.

Nel modello custodito in Museo, lo scultore ritrae santa Seconda, vergine romana martirizzata nel III secolo con la sorella Rufina, come una giovane donna. Il volto, ribassato e girato verso la sua destra, ha un’espressione malinconica, che gli occhi socchiusi e la bocca semiaperta contribuiscono a enfatizzare.

Una ciocca di capelli lavorati a onde scende sulla spalla destra, mentre dall’altro lato la lunga chioma è ravviata dietro l’orecchio sinistro. Abbigliata con un’ampia tunica stretta in vita, che le lascia scoperti seno e braccio sinistro, la santa incrocia sull’inguine i polsi legati da una corda: essi sostengono un crocifisso, mentre la mano destra recava in origine un ramo di palma, simbolo del martirio.

I piedi scalzi, che spuntano da sotto l’orlo della veste, poggiano su un sottile basamento poligonale.

Per quanto riguarda il versante stilistico, gli studiosi hanno sottolineato come la finitezza d’esecuzione della “Santa Seconda” sembri rimandare alla scultura del toscano Lorenzo Bartolini; al contempo, alcuni particolari iconografici dell’opera appaiono ripresi fedelmente dalla “Preghiera del mattino” di Vincenzo Vela (1846).

Oggi esposta a Milano presso Palazzo Morando, quest’ultima è una delle opere più importanti dello scultore ticinese: raffigurante una fanciulla che, appena sveglia, s’inginocchia per le orazioni mattutine, la “Preghiera del mattino” colpì i contemporanei sia per il suo realismo sia per il suo significato allegorico. In essa, infatti, molti videro la rappresentazione delle aspirazioni di libertà e unità del popolo italiano, che svegliatosi da un lungo sonno si affidava a Dio nella speranza di vedere presto compiersi il proprio destino.