La statuetta in gesso, oggi custodita nel deposito del Museo, raffigura “Santa Elisabetta d’Ungheria” (1207-1231): regina di Turingia, una volta rimasta vedova divenne terziaria francescana e fondò un ospedale, adoperandosi nella cura degli infermi e dei poveri.
Abbigliata con una tunica e un ampio velo che le scende sulle spalle, la santa ha gli occhi abbassati e il viso leggermente rivolto verso la sua sinistra, mentre le mani giunte in preghiera trattengono un lembo della veste. Sulla fronte spicca la corona reale.
La figura, che poggia il peso sulla gamba sinistra con la destra in posizione arretrata, è posizionata su un basamento quadrato con inscritto il nome della santa.
L’opera, datata 1810, fu commissionata dalla Veneranda Fabbrica a Donato Carabelli, scultore neoclassico originario del Canton Ticino appartenente a una famiglia di artisti operanti, oltre che in Italia, anche all’estero: lo stesso Donato, attivo per il Duomo dal 1789 al 1839, eseguì infatti insieme al fratello Casimiro alcune decorazioni di marmo e stucchi a Ickworth House, in Inghilterra.
La statuetta di santa Elisabetta d’Ungheria fu utilizzata da Carabelli come modello per una versione marmorea collocata su una guglia della facciata della Cattedrale.