Il modello in gesso è oggi esposto in Museo nella sala intitolata alla Galleria di Camposanto (n. 14), luogo nel quale dal Seicento in poi la Veneranda Fabbrica ha custodito i gessi e le terrecotte preparatori delle statue elaborate per il Duomo.
Datata 1857, l’opera raffigura “Santa Margherita da Cortona” (1247-1297), che dopo la morte del suo amante intraprese una vita di penitenza e contemplazione entrando nel Terz’Ordine di san Francesco.
La santa è rappresentata come una religiosa dagli occhi chiusi, in atteggiamento meditativo.
Abbigliata con un saio cinto in vita da una corda che trattiene un rosario, coperto da una corta mantella con cappuccio, la figura tiene tra le mani un crocifisso.
La lunga veste scende a coprire parzialmente i piedi, poggianti su un basamento poligonale. Alla sinistra di santa Margherita è visibile un piccolo cane, tra le cui zampe anteriori si scorge un accenno di vegetazione: secondo la tradizione, infatti, fu l’animale a condurre Margherita nel bosco dove si trovavano le spoglie del suo amante.
Eseguita come modello per una versione marmorea destinata a una finestra del tiburio del Duomo, l’opera è stata ricondotta dagli studiosi allo scultore milanese Francesco Baruffaldi, formatosi a Brera e autore, nella seconda metà dell’Ottocento, di vari lavori per la Cattedrale.