Il rilievo in marmo grigio, databile al 1480 circa, è un frammento di candelabra, antico motivo decorativo molto diffuso nel Rinascimento che richiama la forma di un candelabro, ornato con elementi vegetali e fantastici.
Oggi custodita nei depositi della Veneranda Fabbrica, l’opera presenta al centro, entro una ghirlanda a motivi fitomorfi, una scena di combattimento, con un cavaliere in atto di colpire un guerriero ignudo che si protegge con lo scudo; un altro è a terra, travolto dal cavallo impennato.
Ai lati il frammento termina con due mascheroni di profilo, mentre in alto prosegue con un elemento spezzato decorato a scaglie e in basso con la parte superiore di alcuni elementi vegetali.
Secondo gli studiosi il rilievo potrebbe provenire dal monumento Tarchetta, commissionato dal duca di Milano Francesco Sforza in memoria del suo capitano di ventura Alessio Tarchetta. Oggi posto nella navata sinistra del Duomo e rimaneggiato nell’Ottocento, il monumento fu progettato nel 1480 da Giovanni Antonio Amadeo, architetto e artista di punta del Rinascimento lombardo. Impegnato dalla seconda metà del Quattrocento nella decorazione scultorea della Certosa di Pavia, egli fu attivo anche per la Cattedrale milanese, dove insieme a Giangiacomo Dolcebuono vinse il concorso per la costruzione del tiburio, ultimato nel 1500.
Recentemente attribuito a uno scultore seguace dell’Amadeo, il frammento di candelabra è caratterizzato dalle forme spigolose e scattanti dei due guerrieri, più tese e nervose rispetto a quelle delle scene classiche e mitologiche delle tre lesene anch’esse forse provenienti dal monumento Tarchetta, oggi depositate presso i Musei del Castello Sforzesco.