Scultura

San Giovanni evangelista

di Monich Walter (documentato tra Milano, Orvieto, l’Aquila e Sulmona dal 1399 al 1412)

Cronologia: 1406 (?)

Misure cm: 200 × 65 × 50

Materia e Tecnica: Marmo di Candoglia a tuttotondo

N. Inventario: ST37

Raffigurante “San Giovanni evangelista”, la scultura in marmo di Candoglia databile intorno al 1406 proviene dal capitello di un pilone dell’area absidale del Duomo, da cui è stata rimossa alla fine degli anni Sessanta per consentire importanti lavori di consolidamento dei piloni.

Oggi esposta presso il Museo nella sala dedicata all’epoca viscontea (n. 4), essa rappresenta appunto san Giovanni evangelista, autore del quarto Vangelo e dell’Apocalisse, unico libro profetico del Nuovo Testamento che contiene misteriose rivelazioni sui destini ultimi dell’umanità e del mondo.

Il santo appare abbigliato con una tunica e un manto dalle abbondanti pieghe; il volto, perfettamente ovale, è caratterizzato da labbra carnose e guance piene, e incorniciato da una corta capigliatura ricciuta.

San Giovanni regge il manto con la mano destra e reca nella sinistra il Vangelo sormontato dall’aquila suo simbolo. il volatile è mancante del becco, così come risultano mutile alcune dita del piede destro di san Giovanni.

Se gli studiosi hanno da sempre evidenziato il carattere transalpino dell’opera, le ricerche più recenti la attribuiscono a Walter Monich: maestro tedesco originario di Monaco, dal 1403 al 1407 egli ricoprì in Cattedrale l’importante ruolo di caposquadra dei lapicidi, cioè gli artisti che si occupavano soprattutto delle sculture e dei bassorilievi destinati a capitelli, portali ecc.

Dal punto di vista stilistico, il “San Giovanni evangelista” presenta forti affinità con il “San Giuda Taddeo”, scolpito sempre da Walter Monich e anch’esso esposto al Museo del Duomo: entrambi, infatti, sono due personaggi maestosi, avvolti in abbondanti stoffe concrete e spigolose e caratterizzati da salda geometria dei volumi, ruvida espressività degli sguardi, gestualità meccanica, barbe e chiome geometricamente composte e graficamente descritte e volti solcati da rughe sottili.

Un altro interessante confronto è quello tra il “San Giovanni evangelista” e la figura giacente di Restaino Caldora nel monumento funebre della famiglia Caldora, che Walter Monich firmò nel 1412 all’interno della badia di Santo Spirito al Morrone, presso Sulmona, dove si era trasferito da Milano dopo una parentesi di attività nel cantiere della cattedrale di Orvieto.