Raffigurante “San Giuda Taddeo”, la scultura in marmo di Candoglia è databile fra il 1405 e il 1409 circa. Proveniente dal capitello di un pilone nel braccio sinistro del capocroce del Duomo, si trova oggi esposta in Museo presso la sala dedicata all’epoca viscontea (n. 4).
Il santo, uno dei dodici Apostoli, è qui rappresentato come un uomo maturo dall’espressione severa, il cui volto spigoloso dalle pupille in piombo è incorniciato da una barba lunga al pari della chioma, entrambe meticolosamente definite con un’elegante grafia.
Abbigliato con una veste e un manto articolati in pieghe spesse e sostanziose, che rendono ancora più marcata l’esilità della corporatura, il santo è riconoscibile come Giuda Taddeo grazie al libro nella mano sinistra e alla scure impugnata con la destra, simbolo del suo martirio. Dell’arma sopravvive oggi solo il manico.
Per quanto riguarda il versante stilistico, gli studiosi attribuiscono la scultura al tedesco Walter Monich, documentato al cantiere del Duomo tra il 1399 e il 1409. Un artista itinerante, che dopo aver ricoperto a Milano l’importante ruolo di caposquadra dei lapicidi (cioè gli artisti che si occupavano soprattutto delle sculture e dei bassorilievi destinati a capitelli, portali ecc.), trasferì la propria attività nell’Italia centrale. In particolare, Monich fu attivo prima a Orvieto e poi in Abruzzo, dove conquistò fama e prestigio al servizio della nobiltà locale.
A tale proposito, il “San Giuda Taddeo” del Duomo appare, anche se in scala maggiore, molto affine agli Apostoli a rilievo che decorano il monumento funebre della famiglia Caldora nella badia di Santo Spirito al Morrone, presso Sulmona.
Un altro interessante confronto è poi quello tra il “San Giuda Taddeo” e il “San Giovanni Evangelista” scolpito da Monich per il Duomo intorno al 1406, anch’esso esposto in Museo: entrambi, infatti, sono due personaggi maestosi, avvolti in abbondanti stoffe concrete e spigolose e caratterizzati da salda geometria dei volumi, ruvida espressività degli sguardi, gestualità meccanica, barbe e chiome geometricamente composte e graficamente descritte e volti solcati da rughe sottili.