Scultura

Profeta Giona

di Luvoni Cristoforo (Seregno, documentato a Milano dal 1450 al 1481)

Cronologia: 1450-1455 circa

Misure cm: 95 × 36 × 29

Materia e Tecnica: Marmo di Candoglia a tuttotondo

N. Inventario: ST79

Raffigurante il “Profeta Giona”, la scultura in marmo di Candoglia è databile fra il 1450 e il 1455. Proveniente dal capitello di un pilone del Duomo, si trova oggi esposta in Museo presso la sala n. 6, dedicata appunto alle statuette dei capitelli dei piloni.

Giona, profeta dell’VIII secolo a.C. inghiottito da una balena ma rigettato sano e salvo dopo tre giorni, prefigurando così la Resurrezione di Cristo, è rappresentato come un uomo dalla barba e la chioma fluenti, disegnate a corpose ciocche ondulate.

Abbigliato con una veste e un ampio manto, che ricasca inanellando riccioli a chiocciola, Giona compie un leggero ancheggiamento, per effetto del quale nella figura si registra uno scarto rispetto all’asse centrale; le mani reggono un cartiglio con l’iscrizione “Ionas” in caratteri gotici, mentre il capo è reclinato con un fare assorto accentuato dalla bocca minuta e carnosa e dagli archi sopraccigliari prominenti. Gli occhi, inoltre, conservano tracce di coloritura nelle pupille.

Per quanto riguarda il versante stilistico, gli studiosi attribuiscono il “Profeta Giona” a Cristoforo Luvoni, stimato maestro attivo tra il cantiere del Duomo e quello dell’Ospedale Maggiore. In particolare, la statuetta per la Cattedrale milanese presenta forti affinità con quella del “Battista” nel monumento funebre Birago, opera firmata e datata (1455) di Luvoni, nella chiesa di San Marco a Milano. Tali caratteristiche, come per esempio il cartiglio che si ostina a richiudersi alle estremità, formando due coni a cannocchiale, fanno propendere per una datazione del “Profeta Giona” vicina o di poco antecedente al sepolcro Birago, in una propagazione dei modi di Jacopino da Tradate fin oltre la metà del secolo.

Jacopino lavorò per il Duomo dal 1401 al 1425, ottenendo il favore della Veneranda Fabbrica sia per l’alto livello della sua produzione scultorea sia per le sue capacità direttive. Nel 1415, infatti, Jacopino fu nominato scultore a vita presso l’ente e posto a capo di una bottega di formazione di giovani lapicidi, cioè gli artisti che si occupavano soprattutto delle sculture e dei bassorilievi destinati a capitelli, portali ecc.

Una delle sue opere più importanti realizzate per la Cattedrale è la statua raffigurante papa Martino V (1424), ancora oggi custodita in Duomo ed eseguita in ricordo della consacrazione dell’altare maggiore da parte del pontefice.
In essa emergono sia un’interpretazione classicheggiante della pienezza lombarda, come testimonia la morbida ricchezza del panneggio, sia una forte tensione naturalistica, che indaga tanto i particolari naturalistici quanto la psicologia del soggetto rappresentato.