Straordinariamente prezioso per la finezza esecutiva e l’abbondanza di filati aurei, l’arazzo raffigurante la “Deposizione dalla Croce” è documentato dal 1653 in Duomo, dove veniva appeso da solo nella sacrestia capitolare e portato in processione durante il Venerdì Santo.
Vera e propria “pala d’altare intessuta”, l’opera fu con molta probabilità ideata ed eseguita a Bruxelles fra 1505 e 1510, per entrare in Museo nel 1953; qui è oggi esposta nella sala dedicata agli arazzi (n. 12)
La composizione presenta, al centro, Il corpo del Cristo morto retto da tre personaggi: due issati su scale (un uomo che si sporge sopra la traversa della Croce e Giuseppe d’Arimatea) e uno a terra (Nicodemo). Ai piedi della Croce la Madonna seduta al suolo, annichilita dal dolore, tende le braccia verso il figlio defunto, mentre san Giovanni accorre da sinistra con le braccia aperte e la Maddalena, inginocchiata e volta di spalle, si asciuga le lacrime; accanto a lei si trovano tre donne a loro volta inginocchiate, oranti e piangenti.
Una dozzina di figure in piedi, contrite, forma un semicerchio intorno al Crocifisso: fra esse, a destra, una donna che si asciuga le lacrime e regge la corona di spine; quindi la Veronica, accanto al montante della Croce. Infine, all’estrema sinistra, più ravvicinato, un uomo dal volto ben caratterizzato, con le mani allacciate sulla pancia, che indossa uno scapolare blu e una stola rossa sopra la veste di colore senape.
Il primo piano è coperto dalle falde delle vesti di Maria e della Maddalena e da pianticelle raffigurate con estremo naturalismo; dietro le figure, invece, si intravede un paesaggio di alberi, sotto un cielo coperto da una grande nuvola nera che fa da sfondo a cinque angeli in volo, piangenti.
La sottile bordura originaria, ornata con tralci vegetali alternati a pietre preziose incastonate circondate da perle, su fondo rosso, sopravvive lungo i montanti laterali, ma è tagliata sui lati orizzontali. Inoltre, varie iscrizioni decorano gli orli delle vesti di alcuni personaggi (uomo barbuto col turbante rosso a sinistra, Giuseppe d’Arimatea, Maddalena)
Per quanto concerne il versante stilistico, gli studiosi hanno osservato che la scena trae spunto dall’iconografia della “Deposizione” messa a punto dalla pittura fiamminga del Quattrocento, condividendo anche alcune figure con altre tappezzerie brussellesi coeve raffiguranti la “Deposizione”, la “Crocifissione” e la “Pietà”.
In particolare, il personaggio che si sporge sopra la traversa della Croce è una puntuale ripresa dell’incisione con la “Deposizione dalla Croce” da disegno di Andrea Mantegna (1465 circa), inserita in una composizione dallo stile ornato e solenne caratteristico degli arazzi cosiddetti “pre-rinascimentali”.
Infine, l’uomo piedi a sinistra che medita sul Cristo defunto è verosimilmente il committente Georges d’Amboise (1460-1510): arcivescovo di Rouen e ministro di Luigi XII di Francia, nonché illustre mecenate e collezionista di arazzi, egli fu l’artefice della politica del sovrano in Italia, trovandosi spesso a Milano durante il primo dominio francese della Lombardia (1499-1512) governata dal nipote Charles II d’Amboise.
Il personaggio rappresentato sull’arazzo ha infatti la stessa fisionomia di un ritratto a disegno del cardinale, noto in due repliche (agli Uffizi e al Louvre) riprese forse da un prototipo perduto di Andrea Solari: è dunque possibile ipotizzare che il manufatto sia stato donato al Duomo da Georges d’Amboise entro il 1510 o dal nipote Charles due anni più tardi.