Tesoro

Calice Farnese

di Bottega lombarda (?)

Cronologia: Secondo quarto del XVII secolo (?)

Misure cm: 24,4 × 15,7

Materia e Tecnica: Oro fuso e in lastra, sbalzato e cesellato

N. Inventario: T14

Interamente d’oro, il calice Farnese prende il suo nome da Francesco, ultimo cardinale della nobile famiglia a capo del ducato di Parma e Piacenza che ne fece dono al Tesoro di san Carlo Borromeo entro il 1647 (anno della sua morte).

Eseguito con molta probabilità da una bottega lombarda nel secondo quarto del Seicento, il prezioso manufatto era utilizzato dagli arcivescovi milanesi solo durante le messe pontificali. Dal 2013 esso è esposto in Museo all’interno di una delle sale dedicate al Tesoro del Duomo (n. 2).

L’opera presenta un piede mistilineo con gradino sagomato ornato da placchette recanti i busti di quattro personaggi con libro (forse profeti), alternati a quattro cartelle con scene bibliche: “Abramo e Melchisedec”, “La Pasqua degli ebrei”, “La raccolta della manna” e “L’angelo che parla a Elia”.

Al di sopra, nel nodo, quattro nicchie ospitano altrettante statuette degli evangelisti, mentre nel sottocoppa, fra teste di cherubini e di agnelli, sono saldate quattro targhe con scene della Passione, sovrastate da fasci di spighe: “Gesù nell’orto”, “Gesù cade sotto la croce”, “Ultima Cena” e “Lavanda dei piedi”.

Per quanto riguarda il versante stilistico, la forma del piede, allargato e mistilineo, con alto gradino sagomato, richiama il meno elaborato sostegno della tavoletta per la consacrazione dei Canonici Maggiori, anch’essa in Cattedrale e risalente alla prima metà del Seicento.

Inoltre, la forte strutturazione dell’insieme e la soluzione modanata del nodo sono peraltro in sintonia con le oreficerie delle legazioni pontificie.