Tesoro

Croce e candelieri Borromeo

di Bottega milanese “all’insegna del melone” (Pietro Francesco da Como, 1538/1540 circa-attestato 1606) con collaborazione di Melchion Prata (attestato1600-1608); Pietro Rubini (attestato 1759-1778)

Cronologia: 1602-1603 (croce); 1602-1604 (candelieri); 1777-1778 (modifiche)

Misure cm: Croce: 280,5 × 112 × 150,5 (croce 151,5, Cristo 35 × 5 × 9,5); candelieri grandi: 150,5 × 22 al vaso, × 36,5 al calice reggi-piattino; candelieri mediani: 140 × 21,5 al vaso, × 35 al calice reggi-piattino; candelieri piccoli: 128/130 × 21 al vaso, × 32 al calice reggi-piattino

Materia e Tecnica: Argento in lastra e in getto, anima di legno

N. Inventario: T31, T32, T32.1, T33, T33.1, T34, T34.1

Interamente in argento, il gruppo con croce e sei candelieri fu realizzato tra 1602 e 1604 su commissione dell’arcivescovo Federico Borromeo, seguendo le volontà testamentarie del cugino Carlo: quest’ultimo, anch’egli arcivescovo di Milano (1565-1584) e personalità fondamentale della riforma conciliare post-tridentina, aveva infatti disposto la creazione dei preziosi oggetti liturgici, destinandoli all’altare maggiore della Cattedrale.

Esposto nel 1610 durante le cerimonie per la santificazione di Carlo Borromeo, il gruppo è custodito dal 2013 in Museo presso la sezione dedicata al Tesoro della Cattedrale (sala n. 2).

La croce e i sei candelieri, suddivisi a coppie in grandi, medi e piccoli, spettano all’argentiere Pietro Francesco da Como, console della scuola degli orefici milanese, con la collaborazione del suo aiutante Melchion Prata; i disegni dell’intero gruppo sarebbero invece da attribuire allo scultore Annibale Fontana, elegante manierista lombardo ammirato da Federico Borromeo.

Decorati da ventuno statuette e ventuno placchette, la croce e i candelieri seguono un’iconografia promossa da Carlo Borromeo nella quale l’Antico Testamento prefigura il Nuovo. Ciò risulta evidente nelle figure e scene dei basamenti, soprattutto quelli riguardanti Mosè e i simboli di sacrificio e redenzione negli ornati a tema eucaristico (uva, spighe, frutti). A essi si aggiungono, nelle placchette dei candelieri, quelli relativi alla messa, al cerimoniale liturgico e dell’autorità ecclesiastica.

La croce è formata da due parti interconnesse a vite: l’elemento cruciforme e il suo basamento, triangolare e reggente ai vertici tre statuette di profeti assisi precursori di Cristo (Mosè, Aronne e Davide). Anche il sopra piede è di forma triangolare, con tre protomi di ariete ai vertici.

Nelle placchette del piede, a sbalzo, trovano posto le scene del “Sacrificio di Isacco”, del “Serpente di bronzo” e della “Cena ebraica”. Al di sopra, rispettivamente, le placchette del sopra piede ospitano i seguenti episodi: “Mosè fa scaturire l’acqua dalla rupe”, il “Palmizio egiziano” e l'”Agnello del sacrificio sopra l’ara accesa”.

Il primo nodo del fusto è a grande vaso globulare, con applicazione formata da tre teste di cherubino alate, inquadranti negli interspazi un motivo a mascherone barbuto con bocca spalancata e baffi a festone, sovrastato da un ulteriore mascherone leonino tra festoni con frutta al centro. Il secondo nodo, più piccolo, presenta invece applicazioni a foglie d’acanto.

La croce è innestata tra due elementi basamentali a duplice testa di cherubino su mensola con grappolo d’uva, e ha testata ed estremità delle braccia di forma lanceolata.

I sei candelieri sono costituiti ciascuno da un basamento triangolare, recante ai vertici tre statuette di serafini con le braccia all’indietro; il primo nodo del fusto ha figurazioni quasi del tutto analoghe a quelle della croce, mentre il secondo è a vaso ovoidale con teste di cherubini, cartelle e foglie. Segue una base a due campane giustapposte, con la superiore rovesciata reggente il porta padella a calice cesellato.

Smontati e rialzati tra 1777 e 1778 dall’orefice Pietro Rubini per adeguarli alla riforma dell’altare maggiore, croce e candelieri hanno una struttura cinquecentesca simile a quella dell’apparato pontificale donato nel 1582 dal cardinale Alessandro Farnese al Capitolo di San Pietro a Roma.

Inoltre, anche se come già detto è probabile che il gruppo sia stato concepito da Annibale Fontana, le statuette di profeti al piede della croce sono state paragonate dal punto di vista stilistico sia alle sculture laterali del monumento al Medeghino in Duomo, opera di Leone Leoni risalente alla metà del Cinquecento, sia al più tardo “Profeta” marmoreo eseguito da Francesco Brambilla per uno dei piloni all’interno della Cattedrale, oggi in Museo.