Modelli scultorei

Santa Elisabetta d’Ungheria

di Bellora Giovanni (Massenzatica, 1813 - Milano, 1867)

Cronologia: 1860

Misure cm: 103,5 × 37,5 × 33,5

Materia e Tecnica: Gesso a tuttotondo

N. Inventario: MS592

Il modello in gesso, raffigurante “Santa Elisabetta d’Ungheria”, si trova oggi esposto in Museo nella sala intitolata alla Galleria di Camposanto (n. 14), luogo nel quale dal Seicento in poi la Veneranda Fabbrica ha custodito i gessi e le terrecotte preparatori delle statue elaborate per il Duomo.

La santa (1207-1231), sovrana d’Ungheria scomparsa in giovane età dopo essersi distinta nella cura di infermi e poveri, è rappresentata come una giovane regina incoronata, dallo sguardo assorto rivolto verso il basso alla sua destra.

Stante su un basamento poligonale e abbigliata con una veste e un manto, la sovrana reca al collo un crocifisso e tiene fra le mani alcune rose. Secondo l’agiografia, infatti, mentre santa Elisabetta stava portando del pane agli indigenti, fu fermata dal marito re Ludovico: in quell’istante l’alimento si trasformò miracolosamente in rose.

Il modello dell’opera fu eseguito nel 1860 dallo scultore Giovanni Bellora, originario di Massenzatica presso Ravenna e attivo perlopiù a Milano, per una versione marmorea di stesso soggetto, destinata a un finestrone del fianco meridionale della Cattedrale. Secondo gli studiosi, la statua appartiene a un gruppo di ventitré sculture commissionate dalla Fabbrica nel 1858, alcune delle quali accomunate da un velame politico: il “San Napoleone” di Abbondio Sangiorgio, chiaro omaggio al Bonaparte, il “San Ferdinando” di Angelo Biella, allusione a Ferdinando II delle Due Sicilie, e il “San Massimiliano” di Benedetto Cacciatori, probabile atto di ossequio a Ferdinando Massimiliano d’Asburgo, fratello dell’imperatore Francesco Giuseppe, già governatore della città di Milano e futuro imperatore del Messico.

In tale contesto, la “Santa Elisabetta d’Ungheria” potrebbe invece riferirsi all’omonima imperatrice d’Austria, nota come Sissi e regina d’Ungheria dal 1867.

Oltre al modello dell’opera di cui sopra, come si è detto custodita nella sala della Galleria di Camposanto, è possibile ammirare in Museo anche quelli del “San Napoleone”, del “San Ferdinando” e del “San Massimiliano”, esposti nella sala dedicata all’Ottocento (n.17).