Situata originariamente alla base di una guglia nella zona absidale del Duomo, questa scultura in marmo di Candoglia è un doccione (o gargoyle), cioè un elemento funzionale per la raccolta e lo scarico delle acque piovane tipico dell’architettura gotica.
I 150 doccioni della Cattedrale, collocati all’estremità degli archi rampanti, sugli angoli delle guglie e dei contrafforti e lungo i parapetti, hanno forme molteplici: se fra Trecento e Quattrocento prevalgono animali reali o fantastici, demoni ecc., successivamente compaiono anche figure umane e angeliche che rivelano una sensibilità artistica più ricercata.
Oltre alla loro funzione materiale, alcuni studi hanno attribuito ai doccioni la capacità simbolica di guardiani, che proteggono il Duomo dall’esterno allontanando gli spiriti maligni.
Realizzato tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento da un ignoto scultore attivo per il cantiere della Cattedrale, il doccione in questione è oggi custodito presso il Museo nella sala n. 5, dedicata a queste opere: le sue sembianze sono quelle di un imponente e slanciato drago con robusta corporatura, due ali a ventaglio non molto grandi, cresta dorsale e lunghe zampe palmate con artigli, ripiegate per protendersi verso l’esterno, che mettono in evidenza le nervature e la tensione dei muscoli.
Nel muso allungato risaltano le orecchie leonine arrotondate, i grandi occhi ormai privi delle originarie pupille in piombo e soprattutto la bocca semiaperta a mostrare la dentatura, da dove un tempo sgorgava l’acqua.
Il buono stato di conservazione, nonostante la corrosione del marmo e qualche rottura delle punte delle ali, permette di apprezzare il raffinato naturalismo e la freschezza dell’invenzione fantastica, che rimandano a modelli risalenti alle prime fasi della costruzione del Duomo.